Vittorio Gassman  a diciotto anni dalla sua scomparsa, è ancora un simbolo del cinema italiano. Così come per la sua famiglia e in special modo per il figlio Alessandro, che in occasione dell’ultimo anniversario della sua morte ha deciso di scrivere un messaggio su Twitter per ricordarlo. “18 anni senza V.G. … ma ci sei!”. L’attore è ricordato ancora con grande affetto dai numerosi fan italiani. Techetechetè mostrerà alcuni dei lavori in t ed al cinema di Vittorio Gassman in occasione della puntata di oggi. “Giovane, odioso, infantile, ingombrante, matto e mattatore”: inizia così un documento storico che apre le porte a un’intervista che Enzo Biagi ha realizzato con l’artista negli anni Novanta. Il mattatore è il nomignolo che gli è rimasto addosso a lungo, mentre procedeva a passo spedito nel mondo dello spettacolo.



VITTORIO GASSMAN, IL SUO RACCONTO A BIAGI

“Io sono nato bugiardo e ho scelto il mestiere della falsificazione programmatica”, scriverà invece Gassman nel suo libro Memorie del sottoscala, edizione Milano Longanesi. “Vuotando il sacco in occasione di questo libro ho deciso di ingranare la marcia della sincerità totale”, riferirà invece in seguito a Biagi, sottolineando di non aver voluto realizzare il lavoro letterario come lascito ai posteri.  Teatro e cinema: il genio di Vittorio Gassman non ha mai conosciuto confini, anche se ha preferito riservare più spesso la sua carriera ai palcoscenici e ai sipari rossi rispetto che alle macchine da cinepresa. “Riconosco una notevole porzione di fortuna”, riferirà a Enzo Biagi in un’intervista parlando del suo successo. L’attore si è riconosciuto tuttavia dei meriti, come una grinta che ha contribuito a rendere dorata la sua carriera.



L’AMORE PER CINEMA E TEATRO

Indimenticabili alcune delle sue dichiarazioni sul cinema, che Gassman affermava di fare solo per potersi permettere il lavoro a teatro. Negli anni del boom della commedia all’italiana l’artista aveva però già cambiato idea. “Il mio sentimento è cambiato col tempo”, ha sottolineato diversi anni dopo le dichiarazioni a Cinema 70. Dall’amore alla delusione per il teatro, gli anni Sessanta lo vedono invece impegnato più verso il cinema. E’ il periodo di L’alibi, la pellicola diretta nel ’69 da Adolfo Celi ed in cui Gassman recita al fianco di Luciano Lucignani. “L’ho fatto solo perché credevo che fosse un discorso interessante da fare”, affermerà parlando del suo cambio di rotta, della sua temporanea scomparsa dal teatro. Eppure dietro al volto di quell’attore quasi perfetto si nascondevano mille ombre, segreti che condividerà in particolar modo in tarda età. Una visione malinconica della vita e una fragilità che lo rendeva “una marmotta impaurita”, come lo ha definito il figlio Alessandro Gassman.

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