Franca Leosini è una delle giornaliste più amate della televisione italiana. Dura, imperturbabile, profonda e con un lessico che chiunque potrebbe sognarsi. Sulle sue frasi sono state scritte anche tesi di laurea: “Io le parole non le uso, le posseggo – ha dichiarato la Leosini – Sono visionaria. Quando penso al ragazzo di Cristina Misseri, Ivano, che fa sesso, io vedo proprio il sedere che fa tuc tuc, e la parola evocata è ardori lombari. Il bello è che i leosiners, i miei fan, sono tutti giovani. Non me lo spiego, non sono Belen”. Il suo “Storie maledette” continua da 24 anni, ma prima Franca Leosini ha lavorato per l’Espresso e successivamente è entrata nella televisione con Angelo Guglielmi, l’allora direttore di Rai Tre. Interrogando gli assassini, lo scopo della giornalista è quello di comprendere le emozioni: “A me l’intelligenza dell’indagine interessa fino a un certo punto. Io voglio capire le emozioni umane: perché una persona normale come me, ad un tratto, si rende colpevole di delitti efferati, di orrori che mai avrebbe pensato di commettere. Studio i casi come un chirurgo davanti a un tavolo operatorio. E non studio mai i killer professionisti”.
I CASI DELLA LEOSINI
Durante le registrazioni, Franca Leosini, rimane insieme agli assassini per quasi 5 ore, “loro finiscono col non accorgersi delle cinque telecamere che li circondano. Ed è uno sforzo fisico e psicologico, ti assicuro, questo lento accompagnarli nell’inferno del loro passato”. Centinaia sono gli assassini da lei intervistati, tra questi la storia di Stefania Alberoni è una di quelle a rimanerle più impressa: “arse viva la sorella. Al mio incontro con lei, dietro lo specchio, assistevano lo psicologo e lo psichiatra e si stupirono di come, dal mutismo cominciò a raccontare i dettagli dell’omicidio, da quando la drogò per poterla bruciare”. In questi 24 anni di lavoro per “Storie Maledette”, Franca Leosini ha conosciuto la disparità di valutazioni che possono avere i giudici e su questo punto parla anche riguardo alla legge sulla legittima difesa: “Credo che chi si ritrovi un ladro in casa e spari, abbia il diritto di farlo, specie se in pericolo di vita. L’idea che chi ha sparato per difendersi possa essere processato per omicidio, mi terrorizza”.