Marco Balzano è fra i nomi in vista per il Premio Strega 2018, grazie al suo romanzo “Resto qui”. Edizione Einaudi, l’opera fa parte della collana Supercoralli ed è stata realizzata a tre anni di distanza dalla vittoria dell’autore del Premio Campiello. Lo scrittore è fra i super favoriti alla vittoria e dovrà scontrarsi contro la promettente Helena Janeczek, considerata in vantaggio. Anche nel caso di Balzano l’epoca storica in cui è ambientato il romanzo risale al Ventennio fascista, concentrandosi sulla nascita del Lago di Resia, che ha preso vista dallo straripamento della diga di Curon Venosta. Marco Balzano parteciperà alla premiazione del Premio Strega 2018 oggi, giovedì 5 luglio, quando verrà reso noto se riuscirà a completare un’altra vittoria. In un’intervista a Il Libraio, l’autore rivela di aver avuto l’idea di raccontare una storia fin dal momento stesso in cui ha intravisto il campanile di Curon nello specchio dell’acqua. “Non desideravo altro che capire se avrei saputo raccontarla“, sottolinea mentre pensa a quel giorno, quando le domande della figlia di tre anni mettono in seria difficoltà Balzano. Spiegare la distruzione non è di certo facile, “E così mi sono difeso dalla sequela infinita dei suoi perché farfugliando qualcosa“. Ed è da tutto questo che lo scrittore inizia la sua ricerca, andando indietro nel tempo fino agli anni Cinquanta. Parlando con i testimoni che hanno assistito alla distruzione di Curon. “Più imparavo, più mi rendevo conto che l’Alto Adige è come lo specchio di quel lago“, nota nel suo lungo intervento, “sotto la calma apparente ribolle il tumulto“.



La storia di Curon Venosta

Un intenso e doloroso romanzo: viene definita così l’ultima impresa letteraria di Mario Balzano, con cui intende sfidare la vittoria del Premio Strega 2018. Fra i finalisti della cinquina, lo scrittore non si è allontanato di molto dalle tematiche di spaesamento e di partenze di cui ha già parlato nel suo precedente L’ultimo arrivato. A partire dall’arrivo dei due protagonisti alle montagne di Curon, un borgo del Sud Tirolo distrutto negli anni Cinquanta per costruire una diga. Così come è accaduto proprio in  uell’epoca, quando l’acqua della diga copre e inghiotte tutto, dai campi al paese, lasciando intatto lo stesso campanile che Balzano ha voluto per la copertina del suo romanzo. Alla guida del testo una protagonista femminile che ripercorre gli anni della fanciullezza e delle gioventù e che, come ricorda l’Ansa, aiuta il lettore a ripercorrere gli anni Venti, il fascismo e infine il dopoguerra. La volontà dello scrittore del resto è di dare un volto umano alla storia, “spesso asettica, a volte brutale, quasi sempre disumana“, come ha sottolineato a Il Libraio. La sua scelta si è dirottata verso il Sud Tirolo, territorio che desta ancora qualche tentennamento, nonostante il tema del fascismo sia ampiamente trattato nella letteratura nostrana. E forse non è mai stato raccontato grazie alla luce giusta, dato che Balzano ricorda come ancora oggi se ne trovi traccia. “L’Italia è un Paese che non fa i conti con la sua memoria storica“, sottolinea nel suo intervento, “dove si preferisce nascondere la polvere sotto al tappeto“, invece di diventare consapevoli di tutto ciò che è stato, per “poi scrivere pagine veramente nuove“.

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