David Cronenberg riceverà alla Mostra di Venezia il Leone d’Oro alla carriera su proposta del direttore Alberto Barbera al Cda presieduto da Paolo Baratta. In realtà i suoi trascorsi con la kermesse lagunari non sono stati dei migliori e il regista canadese li ricorda nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, nella quale parla della sua unica esperienza non particolarmente trionfale: “L’unico mio film in gara è stato “A Dangerous Method”. Non vinsi nulla, ma fui bene accolto da critica e pubblico. Venezia è fantastica, è come una fantasia, soprattutto per chi ci arriva per la prima volta. La Mostra ha una lunga storia, grandi registi hanno avuto il Leone d’oro alla carriera ed è davvero speciale far parte di questo gruppo. Lo considero un grande onore”. Le ragioni della sua scelta vanno attribuite alla bravura con cui propone le mutazioni indotte nei corpi dalla scienza e dalla tecnologia facendo dei demoni la sua fonte di ispirazione.



I TEMI DEI SUOI FILM

Intervistato dal Corriere della Sera, David Cronenberg spiega i temi principali dei suoi film, da lui considerati un’esplorazione di carattere filosofico. Il regista ammette di essere influenzato da ciò che vede e legge, riuscendo a rappresentare malattia, morte e mutazione come aspetti naturali: “Non sono sicuro che l’analisi di questi tre temi possa spiegare adeguatamente il mio processo creativo. È un’osservazione che nasce da chi conosce i miei film, lo capisco (…) Il corpo rappresenta l’esistenza umana. È facile dimenticarlo, perché abbiamo un intelletto e uno spirito. Ma noi siamo il corpo che abbiamo, ed è l’oggetto principale di un regista. La malattia, la morte, la mutazione sono aspetti naturali, non demoni”. Cronenberg ricorda che il ruolo del cinema è prima di tutto quello di identificarsi in altre storie, ecco perché ricorda ancora con paura il cartone animato di Bambi, da lui ritenuto la prima consapevolezza di paura e tristezza: “La separazione di Bambi da sua madre è un’immagine terribile per un bambino, e l’idea che tua madre possa essere uccisa è uno shock”.



L’ISPIRAZIONE NEL MONDO DEL CINEMA

Tra le fonti di ispirazione, David Cronenberg ricorda soprattutto i grandi romanzi, tanto che da giovane aspirava a diventare uno scrittore prima che un regista. Ma un ruolo importante nella sua formazione artistica lo hanno avuto registi del calibro di Fellini e Antonioni: “Fellini è il numero 1: il ritmo, la bellezza, il suo sguardo sulla sessualità. Quando uscivo da un suo fim credevo di essere in grado di parlare italiano. E poi il formalismo di Antonioni, o Bergman e Kurosawa”. Un ruolo indispensabile nella sua infanzia è stato rappresentato dalla zona di Toronto nella quale è nato e cresciuto. Era un quartiere ebreo che è diventato italiano, in quanto abitato da immigrati provenienti soprattutto dalla Sicilia. Ancora oggi, il regista canadese ricorda il rapporto con quelle persone venute da lontano: “I vostri immigrati erano aperti, gentili, facevano cose insolite ai nostri occhi, come unire i loro giardini sul retro per creare un unico grande orto accessibile a tutte le famiglie. Cosa strana per noi, che avevamo solo fiori in giardino”

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