Nel 1959 trionfò nelle sale cinematografiche italiane La Grande guerra di Mario Monicelli con Alberto Sordi e Vittorio Gassman, scritto da grandi sceneggiatori quali Age, Scarpelli e Luciano Vincenzoni, prodotto da Dino De Laurentiis. Questi, furbescamente, produsse nel 1961 I due nemici, con gli stessi sceneggiatori, con la regia di Guy Hamilton (che poi girerà molti film di 007), sempre con Sordi e con l’Oscar 1959, David Niven. Condito il tutto con un cast internazionale e con Amedeo Nazzari, Carlo Giuffrè e l’ex pugile Tiberio Mitri. Non ebbe lo stesso successo de La Grande guerra, ma lo promuoviamo ugualmente, ha lo stesso fil rouge: il rapporto di amicizia tra due militari, questa volta in parti avverse.
Siamo nel 1941, in Abissinia, dove le nostre truppe ormai allo sbando vagano per il deserto cercando di arrivare ad Addis Abeba. Un aereo ricognitore inglese cade vicino al campo italiano, il pilota e il maggiore David Niven vengono fatti prigionieri. E qui incominciano le scaramucce verbali tra il capitano Alberto Sordi e l’ufficiale inglese. Tanto caciarone e mangia-spaghetti è Albertone, tanto è elevato l’aplomb inglese di Niven, fatto di regole e thè del pomeriggio.
Le nostre truppe, ormai con pochi viveri e risorse, dimostrano l’avversione per quell’inutile guerra. Sordi favorisce la fuga di Niven, sperando che gli inglesi, avendo visto le condizioni degli italiani, non li inseguano. Ma non sarà così e l’imbarazzato maggiore dovrà dare la caccia ai nostri sfigati soldati. Li cattura, se li fa scappare, si ritrovano insieme in un isolotto con la foresta in fiamme. La conoscenza tra i due comandanti pian piano si intensifica, diventando simpatia, tanto che si raccontano i sentimenti per le rispettive famiglie e figli.
Una tribù eritrea prende prigionieri entrambi i plotoni, chiedendo di lasciar loro le armi e i colonizzatori italiani. Il maggiore inglese si rifiuta e vengono consegnate armi e calzature in cambio della libertà. Ormai ridotti a straccioni, i soldati arrivano sulla strada per Addis Abeba e salutandosi amichevolmente le loro strade si dividono: gli italiani non sanno però che la città è caduta in mano agli inglesi che ricatturano Sordi e compagni.
Tenero e commovente è il commiato del maggiore Niven e dei britannici con il presentat’arm al capitano Albertone e agli italiani in partenza per la prigionia. Ci sono un po’ di tormentoni: gli ascari (andate a vedere chi sono) che cantano continuamente Faccetta Nera, del soldato inglese che quando parla fischietta, dei quattro neri con lancia e scudo che seguono sempre il capitano Albertone e dell’amichevole partita a calcio tra le due nazioni.
Il rapporto tra i due nemici s’intensifica man mano tra fughe e discussioni, ma al fondo del loro cuore resta un desiderio di bene. Un accostamento forse estremo, i nostri protagonisti del film potrebbero essere Salvini e Di Maio che, in campagna elettorale, si sono rimbeccati alla grande, poi faticosamente uniti, e ora convivono nel governo tra tweet e proclami. Un po’ lontani dallo scopo e dalla morale di Niven e Albertone.