Stefania Sandrelli, indiscussa icona del cinema italiano, tra carriera, grandi registi e qualche piccolo rimpianto: intervistata dal quotidiano Il manifesto Alias, l’attrice racconta il suo segreto per il successo nonostante non abbia mai frequentato una scuola di recitazione. “Non ho studiato, è vero. Ma ho una scuola di set e di vita e, soprattutto, una grande curiosità: sono affascinata dalle persone, a volte anche troppo. Penso che per essere credibile, in qualsiasi ruolo, occorra un po’ sabotarlo: non «esserlo» mai fino in fondo…” L’esplosione sul grande schermo è avvenuta quando la Sandrelli aveva soltanto 15 anni, anche se fin da bambina aveva evidenziato un grande talento per la recitazione. È stata la madre a spingerla verso quello strada, fino a quando nel 1961 ebbe la sua prima vera occasione. Fu notata, infatti, da Pietro Germi che vide la sua foto sulla copertina de Le Ore, in Versilia, dove era stata da poco eletta Miss.



I PRIMI SUCCESSI

Dopo il primo incontro con Pietro Germi, Stefania Sandrelli decise di abbandonare Viareggio per trasferirsi a Roma, che all’epoca poteva essere considerata una sorta di Hollywood all’italiana. “È stato Germi a radicare la mia passione per il mestiere d’attrice: io ero una bambina innamorata dello spettacolo, dei sogni del cinema e lui mi aiutò a esprimermi”, racconta l’attrice nella pagine de Il Manifesto Alias. Le voci secondo le quali lui era un uomo duro, che a volte la prendeva a schiaffi, sono solo una leggenda metropolitana, perché il regista era in grado di essere dolce e severo allo stesso tempo: “era determinato, autorevole come un direttore d’orchestra. Strillava, ma dietro la sua Mitchell era un incanto. Cantava, persino, quando, tutto solo, se ne andava per il set. Mi sono fidata, e affidata a lui: in mezzo a qualche strillo”. Fu quello l’inizio di una cavalcata nel mondo del cinema che la portò a collaborare con Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Dustin Hoffmann, Bernardo Bertoluggi, Alberto Sordi.



IL RIFIUTO DI FELLINI

Stefania Sandrelli ricorda la collaborazione con Alberto Sordi in ‘Quelle strane occasioni’, film che si dimostrò più complicato del previsto: “Se mi si chiede «che cosa ti limita di più nel lavoro di attrice», rispondo subito: non poter ridere. Non riuscivo a star seria un attimo. Un disastro. Immagini: bloccata in ascensore, davanti a me Sordi, sul set un grande regista come Comencini, che ogni volta doveva togliere il pannello di destra, poi di sinistra”. Indimenticabile è anche il film ‘La famiglia’ girato con Ettore Scola. È forse lui la persona che lei conosceva meglio, anche perché hanno avuto la possibilità di girare diverse pellicole insieme. Un rimpianto resta ancora oggi, quello di non avere mai girato insieme a Federico Fellini: “Non avrei mai potuto lavorare con lui: non ti dava il copione! Mi voleva per Giulietta degli spiriti, ma ero incinta, aspettavo Amanda. Ho trovato mille scuse per non incontrarlo. E tutti a dirmi: ma sei matta ? Alla fine l’ho visto: persona di grande spessore, ma avvertii che non era sempre sincero”.

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