Il film di Sergio Rubini “Tutto l’amore che c’è” presenta diversi argomenti interessanti, come possiamo leggere su MyMovies: “Il regista si è ritagliato un ruolo molto importante e cioè quello del padre del ragazzo con la passione del teatro. Notata una Margherita Buy un po’ sprecata, lei, la migliore attrice italiana. Il film funziona”. Positive sono le impressioni da parte di Lietta Tornabuoni che a La Stampa specifica: “Sergio Rubini è uno dei pochi autori italiani che faccia film non tanto per farli, ma per dire qualcosa, per esprimere visioni, emozioni e dei sentimenti propri”. Positivo è anche il commento di Enrico Magrelli su FilmTv, questi specifica: “Gli anni settanta in jeans del quinto film di Sergio Rubini sono davvero un tenero flashback sulla provincia pugliese, sui ritmi blandi della giovinezza e sui primi amori. La banda rock, le esterne soste ai bari, gli innocenti gesti di rivolta, la filodrammatica che mette in scena un testo improponibile”. Sicuramente è un film interessante che potrebbe permettere di passare una serata romantica oppure riflessiva. Adatto a tutte le età. Tutto l’amore che c’è va in onda su Iris alle 21.00, potremo seguirlo anche in diretta streaming grazie al portale di Mediaset cliccando qui. (agg. di Matteo FantozzI)
CURIOSITÀ
Per la prima serata di oggi, mercoledì 15 agosto 2018, il canale Mediaset Iris ha scelto di intrattenere il suo pubblico serale con la messa in onda di una pellicola drammatica che è stata realizzata nel 2000 e affidata alla regia di Sergio Rubini che insieme a Domenico Starnone hanno esteso la sceneggiatura. La produzione di questa pellicola è stata curata da Vittorio Cecchi Gori per la Cecchi Gori Group che ha gestito anche la distribuzione nel nostro Paese. Un bel film e Iris punta molto nella giornata serale di ferragosto alla replica di una pellicola stimata sia nelle sale che in televisione, apprezzata sia dal pubblico che dalla stampa di settore, per quanto Sergio Rubini riceva sempre pareri contrastanti sulla sua qualità cinematografica. Alcune scene di ‘Tutto l’amore che c’è’ sono girate in esterna a Garamo Appula, paese natale di Rubini, forse per trovare quel feeling con la sua terra necessario a rendere ancora più credibile la sua storia. Musiche rock e storie intrecciate caratterizzano questa bella pellicola per la quale però nessun award del cinema italiano ha voluto concedere un motivo di orgoglio.
NEL CAST VITTORIA PUCCINI
Tutto l’amore che c’è va in onda su Iris, la pellicola drammatica con una bella storia ambientata e sceneggiata nella Puglia degli anni ’70, ‘Tutto l’amore che c’è’. Un film prodotto dalla Cecchi Gori Group nel 2000 fortemente voluto dall’attore e regista Sergio Rubini che di ‘Tutto l’amore che c’è’ è anche soggettista e sceneggiatore, nonché attore principale attorno al quale ruota tutta la vicenda. Nel ruolo di Carlo da giovane (in questo film generazionale Rubini interpreta il padre), l’attore barese Damiano Russo ha mostrato di essere degno della parte, così come da Margherita Buy, Gérard Depardieu e Vittoria Puccini, non ci si poteva aspettare che ottime interpretazioni in ruoli drammatici legati, per alcuni aspetti, ad un neo-realismo ispirato dal vecchio cinema di genere. Ma vediamo adesso la trama del film nel dettaglio.
TUTTO L’AMORE CHE C’E’, LA TRAMA DEL FILM DRAMMATICO
Carlo frequenta il liceo ed appartiene pienamente, a livello umorale ed ormonale, alla sua età. I primi turbamenti, il conflitto generazionale con i genitori, la voglia di essere indipendente, spaccare il mondo e dimostrare il suo valore, sono torrenti in piena che manifestano l’indole vivace e vitale di questo ragazzo. Inizia così a frequentare ragazzi più grandi di lui, una sorta di rito iniziatico per sentirsi ancora più maturo della sua reale età anagrafica. In questa sorta di percorso, Carlo si ritrova quasi ad essere un allievo dei ragazzi più adulti che lo spingono verso la conoscenza di un mondo per lui nuovo, soprattutto in materia di sesso. Conoscerà tre ragazze milanesi molto intraprendenti, figlie di un ingegnere lombardo ricchissimo. Gaia, Tea e Lena sono libere nelle scelte, belle e così diverse dalle ragazze pugliesi della realtà quotidiana di Carlo, emancipato ma in una terra dove emancipazione, (il film si concentra su una vicenda immaginata negli anni ’70), non è facile. La scoperta del rock, del sesso, delle nuove frontiere da attraversare, la voglia di rivalsa in un mondo per lui difficile, ostile e chiuso, determinano per Carlo una sorta di vita border-line rispetto a quella che tradizionalmente dovrebbe essere nella sua terra natia. Tra le tre ragazze e Carlo inizia così una sorta di gioco in cui sentimenti, retaggi paesani cattolici, scoperte e fremiti, determinano una serie di situazioni alle volte anche sul punto di rompersi, un filo sottile che sta per spezzarsi nel rapporto del ragazzo con la sua terra e la sua società d’appartenenza.