C’è da divertirsi, ma fino a un certo punto. Eh sì, cari vacanzieri lettori, è questa l’ora in cui non si può non intravedere (anche i miopi non riescono a sottrarsi a questa visione…) l’ultimo chilometro che vi separa dal tunnel di undici bui mesi di lavoro duro. Secondo le statistiche, un italiano su due soffre i disturbi di quella patologia comunemente chiamata “sindrome da rientro”: difficoltà di concentrazione, mal di testa, stanchezza, sensazione di confusione, perdita di entusiasmo, irritabilità, dolori muscolari, eccesso di sudorazione, tachicardia. L’altra metà di italiani, invece, non ne soffre affatto, ma solo perché: A) non è andata in vacanza (ed è una spina nel fianco che non si toglierà almeno fino al 2019); B) è andata in vacanza nello stesso posto dove passa le ferie il capo ufficio (in pratica, non ha mai staccato la spina); C) ha dovuto passare le ferie nello stesso albergo in cui alloggiava la suocera (dunque, avrebbe volentieri messo due dita nella spina, alla suocera ovviamente!).
Ma al di là dei sintomi, il rientro dalle vacanze è sempre un’incognita. E allora, per sapere cosa vi aspetta, non avete altro che da sottoporvi all’ennesimo “Testino pigro”, che stavolta potrebbe rivelarsi determinante per meglio scoprire qualche oscuro lato di voi stessi. Perciò, mettetevi alla prova!
I TESTINI PIGRI/3: VOI E IL RIENTRO AL LAVORO
Se il vostro rientro al lavoro fosse una canzone da canticchiare mentre fate la barba (per le signore glabre, facciamo sotto la doccia), quale tra queste cinque canzoni scegliereste?
A) Finchè la barca va (Orietta Berti)
B) Che sarà (Josè Feliciano/Ricchi & Poveri)
C) Terra promessa (Eros Ramazzotti)
D) Grande grande grande (Mina)
E) Si può dare di più (Tozzi/Morandi/Ruggeri)
RISPOSTE E PROFILI
A) FANCAZZISTI
“… finchè la barca va, tu non remare…”
Depositare le terga sulla poltrona dell’ufficio è il vostro massimo impegno. Già timbrare il cartellino vi sembrerà una delle dodici fatiche di Ercole, ma almeno in quel caso troverete sempre un collega di lavoro pronto a farlo al posto vostro. Poi vi immergerete (eh sì, avete ancora la testa al mare…) nella vostra abituale, consueta, intensa attività quotidiana: mimetizzarsi, eludere, glissare, barcamenarsi (lo dice la canzone stessa).
Il lavoro che sognate? Fare il sommelier in un locale per soli astemi
B) ENDOPRECARI (ovverosia provvisori dentro)
“… so far tutto o forse niente, da domani si vedrà…”
Siete una rara forma di lavoratore, del tipo “Sono stato assunto al Ministero con la spintarella dello zio sottosegretario, eppure sento che non durerà a lungo…”. Altri al posto vostro si sentirebbero già sulla via della pensione, vista l’intoccabilità della situazione. La cosa che “ve rode dentro”, cos’è? Consultare uno psicologo? Naaaaa! E se poi non è laureato o non è iscritto all’ordine? (esempio classico di un vostro elaborato mentale).
Il lavoro che sognate? Collezionare voucher per lavoretti saltuari
C) POST-SINDACALISTI
“… così immaginiamo… un mondo meno duro… finché qualcosa cambierà…”
Certo, meglio arrivare 40 anni dopo che non arrivarci mai. Ma parlare di diritti dei lavoratori nell’epoca dei contratti a progetto, della gig economy e degli stage… Dovete smetterla di passare il tempo “dentro cinema vuoti” a discutere sul sentimento collettivo di essere dentro una lotta o “seduti in un bar” ad assillarvi con dilemmi del tipo: “Oggi che la piattaforma produttiva del capitalismo favorisce vite separate, la sola ricerca individuale del godimento, scegliendo in qualche modo dallo scaffale posto alla nostra altezza ciò che vogliamo, ma che al contempo potenzia la sua capacità ubiqua di sorvegliare, estrarre e riconfezionare, mercificare tutto, possiamo trarre da questa esperienza il lontano miraggio di un altro vivere?”. Poi vi lamentate perché tutti vi scansano… Un po’ di sano realismo non guasterebbe!
Il lavoro che sognate? Ghostwriter di Susanna Camusso
D) LECCHINI
“… ma c’è di buono che al momento giusto tu sai diventare un altro…”
Tuttavia, se il vostro capo diventa “giusto” solo con voi (e fisicamente non siete il suo tipo), trovate il sinonimo che più vi aggrada. Potete scegliere tra: adulatore, lacchè, ruffiano, cortigiano, leccaculo, leccapiedi, lustrascarpe, portaborse, galoppino, schievetto, scagnozzo, filone… (ne abbiamo dimenticato qualcuno?)
Il lavoro che sognate? Qualsiasi, purché e solo a Lecco (tutt’al più in un Comune della provincia)
E) STAKANOVISTI DI FACCIATA
“In questa notte di venerdì / perché non dormi perché sei qui / perché non parti per un week-end…”
Quelli che apparire è meglio che essere, ooooh yes! (peccato che se ne accorgano tutti)
Quelli che rimango in ufficio fino a tardi così mi porto avanti col lavoro di domani, ooooh yes! (peccato che vi abbiano visto tutti, tranne Lui, arrivare poco prima di mezzogiorno).
Quelli che il senso del dovere viene prima di tutto, ooooh yes! (peccato che razzoliate piacere da tutti i pori)
Quelli che… Ooooooh, sveglia! Ma pensate che gli altri non vi osservino?
Il lavoro che sognate? Qualsiasi, purché e solo in Repubblica… Ceca!