Vincino, in arte Vincenzo Gallo è stato un vignettista italiano. Morto lo scorso 21 agosto all’età di 72 anni, ha ricevuto molti ricordi su “carta” da parte di tanti amici. A cominciare da Hurricane Ivan, disegnatore milanese che con Vincino ha stretto una bella amicizia negli ultimi anni. “Ci mancherà parecchio. Ma non fidarti di chi dice che con lui se ne è andato un pezzo di Novecento. Non è vero, con lui se n’è andato un pezzo del nostro futuro”, ha raccontato raggiunto per linkiesta.it. Anche Enrico Deaglio, per ilfoglio.it, ha voluto ricordare il suo grande amico con parole di affetto e stima, partendo dall’inizio e menzionando il loro primo incontro e la prima esperienza lavorativa insieme. “Con Vincino diventammo subito amici. Io ero venuto da Torino a Roma, lui da Palermo (ma in realtà era nato a Cairo Montenotte). Erano i tempi di LC in via Dandolo 10, del gabbiotto, dei terribili molossi Cuba e Assassino, di Claudio Brunaccioli che ci dava le cinquemila, di Lionello Massobrio che riuscì a comprare, con una sottoscrizione gigante, una rotativa. Prima di Vincino, le vignette le faceva Roberto Zamarin, che era venuto da Pavia, aveva inventato il simbolo del pugno stilizzato e il carbonaio Gasparazzo di Bronte immigrato a Torino; Zamarin era morto in un incidente stradale per portare il giornale, che, come al solito, aveva chiuso in ritardo”.



Vincino, il ricordo di Enrico Deaglio

Il racconto di Enrico Deaglio, prosegue per ilfoglio.it, parlando di Vincino come di un ragazzone alto e molto bello. “Retaggio del servizio militare portava sempre un paio di scarponi e si svegliava alle sei di mattina, qualsiasi cosa avesse preso la sera prima. Io dicevo: “Ricordati di mettere nel testamento che lasci il tuo corpo alla scienza, perché sei un caso unico”. Ai tempi la satira non era assolutamente come adesso e lui, sapeva sempre distinguersi “era diverso, era oltre”. Poi il bellissimo ricordo dell’estate, al mare in Sicilia. “Andammo in vacanza, primi anni Settanta, a casa dei suoi genitori, alla tonnara di Scopello. Vincino era la persona più competitiva che abbia mai conosciuto, su tutto, a partire dalla Settimana Enigmistica. Facevamo a gara a chi arriva primo allo scoglio della Funciazza, suo padre – il mitico direttore dei Cantieri Navali di Palermo, davanti ai quali il figlio andava a volantinare per lo sciopero – lo chiamava urlando dal terrazzo: “Viiin…cino!”. Le sue nipotine lo assediavano: “Ci fai il leofante? Ancora!”. E lui disegnava, disegnava: leofanti, tigri, gattopardi, animali sonnacchiosi. Conosceva bene la Sicilia, e chi conosce la Sicilia, conosce assai”.

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