Rocky Roberts fu una delle icone più influenti della rivoluzione “pop” del ’68. I primi sentori di cambiamento partirono anche e soprattutto dalla televisione. L’intrattenimento di Roberts era commerciale e, allo stesso tempo, alternativo: spiccavano le sonorità r’n’b, beat e soul della sua musica, un melting pot di generi strascico della cultura statunitense. Ed è proprio dagli Stati Uniti, precisamente dall’Alabama, che inizia la storia di Charles “Rocky” Roberts. Nato a Tanner nel ’38, fu il quarto figlio di una famiglia modesta. All’età di 8 anni rimase orfano di padre, e iniziò a lavorare molto giovane. Nel 1945 si trasferì a Miami, in Florida, arruolandosi come marinaio sulla portaerei USS Independence a Boca Chica Key West. Charles era un grande appassionato di pugilato. Durante uno dei suoi incontri, incassò un duro colpo alla mandibola e all’occhio sinistro, cosa che lo costrinse a indossare occhiali scuri per tutta la sua vita.
DAGLI USA ALL’ITALIA
Alla passione per la boxe sostituì quella per la musica. La sua prima band fu quella del batterista Doug Fowlkes, che si esibiva nella nave, il quale lo notò e gli affibbiò il soprannome di Rocker Roberts. Gli altri componenti del gruppo erano Don Borja (basso), Doug Fowlkes e Marvin Glover (batteria), Charles Barron (chitarra), Jerry Armstrong (chitarra), Jerry Hendrix (pianoforte), Bob Given e Fred Lawrence (sassofoni). Fu un crescendo di successi: durante il loro tour europeo, vennero notati da un impresario francese, che propose loro un contratto con la Barclay Records. Al successo in Francia seguì quello in Italia: furono Arbore e Boncompagni i primi a ospitarlo in trasmissione. In Italia avviò la sua carriera da solista, che gli fruttò centinaia di migliaia di vendite con Stasera mi butto. Visse a Roma dal ’67 al 2005, quando si spense a causa di un tumore.