Per la prima volta nella storia del Festival di Venezia, ha vinto il Leone d’Oro una pellicola che non verrà trasmessa al cinema. Sembra quasi una contraddizione, un vero e proprio paradosso, ma non lo è nell’era in cui le piattaforme digitali, che possiamo utilizzare in ogni dove, vanno per la maggiore. Così è stato proprio Roma di Alfonso Cuaron a vincere la statuetta tanto desiderata dai registi in gara, una pellicola che non uscirà nelle sale cinematografiche, ma semplicemente su internet a dicembre 2018 e, probabilmente, sarà distribuito in qualche cinema degli Stati Uniti per poter partecipare agli Oscar. Netflix è sempre più forte nel campo della distribuzione di audiovisivi online, basti pensare alla recente inchiesta realizzata da The Economist in cui si sono stimati 14 miliardi di dollari di incassi nel 2017 e tra i 12 e i 13 miliardi di dollari spesi per produrre film, più di qualsiasi altra produzione hollywoodiana. (Agg. Camilla Catalano)
CASO VENEZIA 75, ALFONSO CUARON
Anche il regista di Roma, Alfonso Cuarón, ha espresso la sua opinione su Netflix e sulla vittoria dello streaming sul cinema tradizionale. Secondo il regista, questo è il segno di un grande cambiamento e definisce la questione sollevata negli ultimi giorni in parte frivola. Ecco le sue dichiarazioni rilasciate in una video intervista pubblicata da La Repubblica: “Cosa significa per Newtflix bisognerebbe domandarlo a Netflix. (…) Per me è un premio in un posto che la mia immaginazione ha sempre considerato mitico. Tutta questa discussione, in questa questione aneddotica e frivola del nuovo sistema, dello streaming, non parla della cosa più importante che è la diversità, il ritorno alla diversità, il ritorno non solamente alla diversità ma alla grande diversità” (qui il video). Alfonso Cuarón prende quindi le difese del colosso dello streaming e di chi difende a spada tratta l’innovazione, anche se la polemica che vede contrapposti Netflix e il cinema più tradizionale non accenna ancora a placarsi. (Agg. di Fabiola Iuliano)
ALBERTO BARBERA DIFENDE L’INNOVAZIONE
La vittoria di Roma a Venezia 75 ha segnato una vera e propria svolta: quella del primo Leone d’Oro a un film prodotto da un colosso dello streaming. Per molti, infatti, Netflix rappresenta il nemico numero uno delle sale, ma a difendere l’innovazione che è oggi rappresentata dalla popolare piattaforma di servizi on demand è proprio il direttore artistico della 75esima Mostra internazionale del Cinema. “Difendere il passato oggi significa solo perdere opportunità domani”, ha dichiarato Alberto Barbera, deciso a dare una chance a uno dei servizi più innovativi oggi sul mercato. Proprio la difesa del passato, si legge su In Secolo XIX, potrebbe far perdere al Festival di Cannes il primato di festival internazionale per eccellenza in favore del festival di Venezia, dal momento che nel prestigioso evento di Cannes è vietato mettere in concorso film la cui proiezione non è prevista nelle sale. “Sì, le rigidità di Cannes stanno di fatto avvantaggiando Venezia. Loro comunque hanno contro una legge del cinema non favorevole”, ha rivelato Barbera nel corso di una recente intervista. (Agg. di Fabiola Iuliano)
RICHIESTO L’INTERVENTO DEL MINISTRO DELLA CULTURA
Alfonso Cuarón, regista di Roma, si è aggiudicato il Leone d’Oro a Venezia. Nessuna polemica quanto ai contenuti, ma la piattaforma di distribuzione fa storcere il naso a qualcuno. Si tratta di Netflix, colosso dello streaming in 190 Paesi, con 125 milioni di abbonati in tutto il mondo. Fice (Federazione Italiana Cinema d’Essai), Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) e Anac (Associazione Nazionale Autori Cinematografici) definiscono “iniquo che il marchio della Biennale sia veicolo di marketing della piattaforma Netflix che, con risorse ingenti, sta mettendo in difficoltà il sistema delle sale cinema italiane ed europee”. Non firmano il comunicato solo Anec e Anem, le due principali associazioni di esercenti, che per ora non si pronunciano nemmeno in via ufficiosa. Il comunicato si conclude con la richiesta dell’intervento da parte delle istituzioni. Chiamato in causa il Ministro della Cultura, per “varare con la massima sollecitudine norme che regolino anche da noi, come avviene in Francia, un’equa cronologia delle uscite sui diversi media”. [agg. di Rossella Pastore]
LA PRIMA VOLTA A VENEZIA
Netflix e il cinema, scoppia la polemica dopo Venezia 75. Come vi abbiamo raccontato, per la prima volta nella storia la celebre piattaforma di streaming si è aggiudicata il Leone d’Oro al Festival di Venezia 2018: il riconoscimento più prestigioso è infatti andato a Roma di Alfonso Cuaron. Al Lido sono inoltre sbarcati altri importanti prodotti targati Netflix, basti pensare a 22 July di Greengrass o al film Sulla mia pelle di Cremonini, sugli ultimi giorni di Stefano Cucchi, o ancora al wellesiano The Other Side of the Wind. Una scelta coraggiosa e vincente per il direttore Alberto Barbera, elogiato dal pubblico per aver preso le distanze dal Festival di Cannes: Thierry Fremaux, delegato generale del festival cinematografico francese, aveva bandito i film del servizio streaming: “Ora la regola è chiara: ogni film che viene selezionato per il concorso dovrà uscire nelle sale. L’anno scorso si sono rifiutati di farlo, è il loro modello economico e lo rispetto. Ma noi ci occupiamo di cinema e vogliamo che i film della competizione vengano distribuiti nelle sale” aveva detto. A Netflix quindi, non resterebbe che partecipare fuori concorso o nella sezione Un Certain Regard, lì “è la benvenuta a Cannes”, le sue parole in una intervista a Repubblica.
PROTESTANO GLI ESERCENTI, LA REPLICA DI BARBERA
E nelle ultime ore si è accesa nuovamente la polemica, con gli esercenti e le associazioni di essay all’attacco. Roma, che ha vinto il Leone d’Oro, era stato infatti rifiutato dal Festival di Cannes, mentre a Venezia 75 ha vinto il premio par excellence. Un modo diverso di vedere il mondo, con Barbera e il presidente della Biennale Paolo Baratta che hanno puntato sul colosso mondiale dello streaming visto come il nemico numero uno delle sale cinematografiche. E a tal proposito, sottolinea l’Ansa, è giunta la replica del direttore: “Tutte le eventuali polemiche su questa vittoria sono effetto di una nostalgia che non si misura con la realtà di Netflix, la piattaforma più importante, ma che vede protagonista anche Amazon e sicuramente a breve altri soggetti”. Alberto Barbera ha poi aggiunto: “Sembra comunque che Netflix stia per comprare una catena di sale cinematografiche negli Usa. Insomma il futuro sarà tra sale e questa nuova realtà streaming”.