Lo sapete – non possiamo citarne le fonti, credeteci sulla parola – che un contadino di San Giuseppe Vesuviano avrebbe suggerito al nostro Giggino Di Maio, al termine di un comizio elettorale, di dotare le imbarcazioni della nostra Marina Militare di potenti getti di spray al sugo di lonza (ovviamente, di maiale), così da tenere lontani dalle nostre coste i malcapitati musulmani che avessero avuto voglia di farsi un giro nei paraggi delle nostre belle coste? Cosa dire? Cosa pensare in fatto di sicurezza pubblica del nostro territorio? Per ora, che dobbiamo abituarci all’idea del taser.



Eh già, si fa in fretta a dire taser, e ancor meno a tradurlo con termini adatti alla nostra lingua: dissuasore elettronico? storditore elettrico? Si fa più o meno in fretta, altro è metterlo in pratica. Taluni lo classificano come “arma meno che letale”, ma l’Onu lo annovera nella lista degli strumenti di tortura. E addirittura Amnesty International, forse un po’ calcandoci la mano, afferma che nel giro di pochi anni sia stata la causa di centinaia di morti solo negli Stati Uniti.



Sta di fatto che, lo sapete tutti, la sperimentazione è iniziata: le città interessate sono per ora 12, da Milano a Catania, mentre una seconda fase vedrà coinvolta tutta l’Italia. Ci si arriverà o non ci si arriverà? E come ci si arriverà? Facile fare dell’ironia e dire che la questione è… elettrizzante! Perché? Quando si usa il taser, poco o tanto, c’è sempre un po’ di… tensione.

Vi basti sapere che i primi agenti autorizzati all’uso del taser hanno dovuto superare un duro addestramento con severissimi test fisici, psicologici, attitudinali e… pure elettrici! Uno di loro, per esempio, ricevuto il primo giorno del corso un questionario da compilare, ha consegnato un foglio siffatto:



“Domanda: Che cosa è un cortocircuito?

Risposta: Pista di ridotte dimensioni per far gareggiare riproduzioni di modellini della Formula Uno.

Domanda: Spiegate quando avviene un sovraccarico.

Risposta: Quando lo zaino del poliziotto è troppo pesante.

Domanda: Che cosa è la presa a terra?

Risposta: Una mossa per immobilizzare un delinquente dopo averlo scaraventato sull’asfalto.

Domanda: Che cosa è l’Interruttore generale?

Risposta: È l’ufficiale più alto in grado, l’unico che può decidere se e quando interrompere un’azione di polizia.

Domanda: Definizione di Megawatt.

Risposta: Cartone animato giapponese tipo Transformers.

Domanda: Parliamo di Ampere. Quando si usano?

Risposta: A tavola, generalmente dopo il secondo. Per esempio, “al piantone non fa saper quanto è buono il formaggio con le Ampere!”.

Al di là di queste difficoltà iniziali, non si pensi che il progetto del taser sia l’unico. Per ammodernare le dotazioni in fatto di pubblica sicurezza le idee brulicano sotto il cielo tricolore. E allora, siamo andati a curiosare a casa di chi di queste cose se ne intende. Tanto che è già una fucina di idee, una macchina da guerra ben oliata, il Peppino Ficosecco, fratello di Tarcisio – per i più semplicemente “il Cisio”, a motivo di una serie di ricorsi persi presso il Tar, avvenuti all’inizio della sua avventura imprenditoriale, di cui vi abbiamo già parlato in altre occasioni – e co-fondatore della Ficosecco, azienda attiva nel mercato dell’helpful-useless (sarebbe, nel linguaggio internazionale dell’e-commerce, l’equivalente del nostro utile-futile). Peppino, che ci sembra in questo momento la persona più autorevole per parlarci di nuovi sistemi di sicurezza, pubblica e privata, ci ha ricevuto nella sede della Ficosecco Sud, ubicata – chissà perché – all’interno del carcere di Poggioreale, a Napoli. Ecco la trascrizione del breve colloquio, avvenuto nei 5 minuti d’aria concessi (a noi, non a lui).

Allora, signor Peppino, cosa bolle in pentola?

Per il momento, in cucina rimane ancora mia moglie, anche se con le pentole me la cavo bene…

Volevamo da lei un parere sul taser…

Seguo poco la concorrenza (così definisce lo Stato, ma non ci è ben chiaro perché…), tuttavia io e i miei collaboratori (tutta gente in nero, spesso addirittura proprio neri: rendono tanto, costano poco, calmierano il prezzo del prodotto da immettere sul mercato) siamo già al lavoro e per i morti (immaginiamo si riferisca al ponte di Ognissanti, ma non ne siamo proprio sicuri) ne vedrete delle belle…

Qualche anticipazione?

Per le organizzazioni Ong, per i pacifisti a oltranza, ecco il “taser a Salve!”. Cliccando sul cane della pistola, si dà il benvenuto al malcapitato (che subito si tranquillizzerà) con un bel: “Salve!”. Di grande impatto anche il nostro “pistolotto”: una semplice pistola ad acqua trasformata in un potente sintetizzatore vocale dotato di cassa acustica con uscita da 120 watt, molto utile nelle operazioni in mare aperto; è possibile convertire in voce qualsiasi testo precedentemente preparato. Che so? “Siate i benvenuti!”, “Sì, l’Italia è il paese del Bengodi”, “Venite, amici: più siamo meglio stiamo!”, eccetera.

E cosa avete in serbo per coloro i quali hanno una visione non esattamente sovrapponibile alla precedente?

Per il serbo, per i serbi, ma in generale la regola vale per tutti, abbiamo pensato a delle manette alla colla vinilica, che assicurano al contempo duttilità, elasticità e sicurezza. Su questo prodotto offriamo cinque anni di garanzia su eventuali, ma molto improbabili, riparazioni.

C’è qualcosa di più hard a cui state lavorando?

Sì, è il LassaTaser, un fucile automatico in grado di sparare una miscela fumogena a base di fave di fuca e olio di ricino anche a 2-3 chilometri di distanza. Molto utile per disperdere velocemente manifestazioni sediziose di piazza. Bastano pochi colpi e i manifestanti vanno tutti a cag…

Ok, ok, concetto molto chiaro. E che cosa ci può dire del progetto top secret denominato in codice “MNGNNT”?

Ci stiamo lavorando da anni. Dovrebbe vedere la luce nel 2023 ed essere immesso sul mercato col nome di “manganiente”: un manganello multitasking, tipo coltellino svizzero, a cui, appunto, non manca niente. Il manganiente che sarà in dotazione alle forze dell’ordine conterrà infatti pistola d’ordinanza, fucile mitragliatore, manette, casco, visori notturni, scudo anti-sommossa e cellulare.

Un telefonino portatile per contattare immediatamente la centrale operativa?

No, per cellulare intendiamo proprio il furgone per il trasporto dei detenuti.

L’idea del manga-niente è davvero brillante. Perché il progetto sarà pronto solo fra 5 anni?

I nostri ingegneri hanno appena iniziato la fase di miniaturizzazione, perché al momento il manganiente è un dispositivo lungo quasi sette metri, alto più di due e pesante una mezza tonnellata. Decisamente ingombrante e non facilmente pronto all’uso, soprattutto quando deve essere estratto dalla fondina. Ma contiamo, con un massiccio ricorso a nuovi materiali e nanotecnologie, di portarlo alle dimensioni di un normale manganello.

P.S.: Ringraziamo pubblicamente il professor Tolino (da Ergastolino) Ficosecco, zio del Cisio, che ha sbobinato e tradotto per noi, in un altro ufficio della sede della Ficosecco Sud a Poggioreale, chiamato ‘a gattabuia, le incomprensibili – per noi – parole in stretto dialetto partenopeo del nostro Peppino.