La carriera di Massimo Giletti non si è basata solo sulla sua presenza in tv. Esiste una persona dietro la figura di giornalista e conduttore che negli anni passati ha dimostrato di guardare in faccia il pericolo senza nessuna remora. Lo dimostra la sua presenza sul campo nel corso dell’attentato di via Fauro del ’93, quando il clan di Brancaccio decide di attentare alla vita di Maurizio Costanzo e Maria De Filippi. La volontà del giornalista di combattere contro la mafia al fianco di Michele Santoro spinge infatti Cosa Nostra a prenderlo di mira, per una rappresaglia dimostrativa del potere e controllo mafioso. Un attentato alla fine concluso con un’esplosione, che collega Giletti al conduttore de L’Intervista, dove sarà ospite questa sera, giovedì 27 settembre 2018, in onda su Canale 5. Massimo Giletti infatti ricorda come quel giorno si trovasse altrove rispetto al quartiere Parioli. “Sentimmo questo botto enorme allo stadio“, dice nella sua intervista a tu per tu con Costanzo, “e capii subito che era qualcosa di grave”. Giletti imbraccia quindi il motorino e raggiunge la scena del crimine, trovando sul posto un ragazzino che nel frattempo ha fotografato tutto. “Mi fa effetto vedendo quello che ho fatto“, ripensa oggi pensando a quegli istanti concitati ed all’abilità con cui con un piccolo inganno è riuscito persino ad entrare nel cratere lasciato dalla bomba.
Il pezzo su Giulio Andreotti
Massimo Giletti è sempre stato un professionista contro corrente, un vero segugio del giornalismo. In tempi cruciali per la politica italiana, Giulio Andreotti era considerato un personaggio di grande potere e scomodo sotto molti punti di vista. In vista come uomo di punta, negli anni Ottanta rappresenta ancora un colpaccio per molti direttori di giornali e televisivi. Soprattutto per il conduttore Giovanni Minoli, che non esiterà ad usare ogni mezzo pur di avvicinare Andreotti. “Massimo lavorava in fabbrica a Pollone con il padre“, dirà in un’intervista al Corriere della Sera, sottolineando che ogni anno il giornalista in erba usava chiedergli un appuntamento, puntualmente respinto fino a che non si è trasferito a Roma. “La sera dell’avviso di garanzia ad Andreotti gli dissi di dormire in macchina sotto casa sua“, racconta ancora. Ed è qui che Giletti per conto di Mixer riesce a dimostrare di avere quella stoffa già notata da Michele Guardì. “Mi piazzai alle 4.30/5 del mattino sotto casa”, dice invece Giletti a L’Intervista, convinto che Andreotti si sarebbe recato a Messa nonostante la volontà di non uscire dalla propria abitazione. “E tra l’andata e il ritorno riuscii a fare il pezzo“, uno di quelli che non si dimenticano così facilmente, un faccia a faccia che Mixer in quegli anni alzava a stregua di bandiera contro la campagna elettorale tiepida di tante altre emittenti televisive.