Mirco Alessi, un tranquillo artigiano che si è trasformato in uno spietato killer oppure un freddo assassino? Accusato della morte della transgender Kimberly, di origine brasiliana, e di un’amica che in quel momento si trovava nell’appartamento di via Fiume a Firenze. 97 coltellate a Kimberly, che a suo dire lo ricattava, minacciando di rivelare la loro relazione all’ex compagna di Alessi e fargli perdere la custodia del figlio. 18 invece per la seconda vittima, mentre una terza è riuscita a fuggire alla furia omicida dell’uomo, saltando dalla finestra posta al primo piano della palazzina. Un giorno in pretura manderà in onda nella seconda serata di oggi, sabato 29 settembre 2018, la seconda parte del processo a carico di Mirco Alessi. Nella prima parte l’uomo si è giustificato affermando di aver agito sotto l’effetto di una forte rabbia, alimentata dalla volontà di Kimberly di portare avanti un ricatto che durava ormai da mesi.

In quell’occasione gli avrebbe richiesto nuovamente dei soldi per continuare a tacere sul loro rapporto e sul consumo di cocaina da parte dell’uomo. Una volta date le spalle al suo aguzzino, la donna sarebbe stata accoltellata con furia. La seconda vittima, Mariela Josefina Santos Cruz, sarebbe stata colpita solo perché si trovava lungo il cammino di Alessi.

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Mirco Alessi, 30 anni di reclusione

30 anni di reclusione per Mirco Alessi, condannato per la morte di Kimberly e Mariela. Due amiche collegate all’imputato in modo diverso: la prima, all’anagrafe Gilberto Manoel Da Silva, aveva una relazione con l’uomo. La seconda invece, Mariela Josefina Santos Cruz, viveva nello stesso appartamento della transgender da diverso tempo. Secondo l’accusa Alessi non avrebbe agito in preda all’ira o un raptus. In quel momento sarebbe stato capace di intendere e volere, come dimostrato da una perizia psichiatrica. Il sospetto è che in realtà si sia recato nell’appartamento di via Fiume con l’intenzione di uccidere Kimberly e che per qualche motivo non chiaro si sia avventato anche contro la coinquilina.

Lo dimostrerebbe la volontà dell’imputato di portare con sé un machete prima dell’incontro con la transgender di origine brasiliana, un elemento che farebbe pensare ad un piano organizzato. Alessi invece è sicuro che volesse solo spaventare colei che da tempo lo ricattava e che la vittima si sia girata poco prima delle numerose coltellate per caso. Come sottolinea La Nazione, la pubblica accusa invece pensa che Alessi abbia spinto Kimberly a voltargli le spalle forse con la scusa di un rapporto fisico, ma con l’intenzione di diminuire la sua capacità di difendersi. Per questo il pm Daniela Cento alla fine delle udienze processuali, ha richiesto che l’imputato venisse condannato all’ergastolo, di cui due da trascorrere in isolamento diurno.