In uscita il 20 settembre Una storia senza nome, il film di Roberto Andò con protagonista Micaela Ramazzotti. Lei è Valeria, segretaria (con gli occhiali) di una casa di produzione cinematografica. L’incidente narrativo è il ritrovamento di un soggetto su una Natività rubata. Micaela, di arte, ne capisce non poco: ha frequentato il liceo artistico prima, l’accademia dopo; la sua tesi di laurea su Caravaggio è stata apprezzatissima. Nella pellicola, l’attrice è anche capace di sedurre. E se la gioca benissimo: “Se è uno scambio, un moto naturale, è bello. Quando ostentata, non serve a nulla e diventa un bluff. I traguardi, quelli veri, si raggiungono con un percorso di fortuna e talento”. A Vanity Fair racconta anche della famiglia: “Mi piace proprio avere dei momenti d’intimità con me stessa, tenere protetti, riservati, lontani dai riflettori mio marito [il regista Paolo Virzì] e i miei figli [Jacopo e Anna]”.



LA STORIA

Sua madre, nella finzione, è Laura Morante. Un personaggio difficile: “Lo puoi anche essere, diventare. Perché alla fine la verità è che non sai se è un male o un bene. Prendiamo Valeria: lei ne è succube, ma questo alimenta la sua passione nei confronti della scrittura, che si trasforma a tutti gli effetti nella sua migliore amica. Lei nella sua cameretta ha sempre scritto, come chi impara a suonare la chitarra. Ed è molto eccitata, quando lo fa”. Il cinema, per Andò, appare “corrotto”, ma lei non concorda: “Lo definirei più un’industria importante, di gente in gamba che lavora sodo. A pensarci io non ho mai incontrato gente non in gamba. Sono stata fortunata”.

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