«La guerra di Carlo Freccero a Rai 1 – cioè: alla rete che da sempre ritiene un’ingiustizia non essere lui a dirigere – non è mica cominciata tre giorni fa»: è un lunghissimo ritratto in negativo quello fornito dalla giornalista e scrittore Guia Soncini su Rivista Studio sull’uomo del momento, almeno per quanto riguarda il piccolo mondo del piccolo schermo (e delle piccole rivalse, ci aggiungiamo). Un lungo “pamphlet” in cui la sagace e appuntita commentatrice deostruisce l’immagine e le battaglie dell’attuale direttore di Rai 2, dato in “quota” governativa (più “giallo” che “verde”) e protagonista in poche settimane di diverse “parapiglie” comunicative. Citiamo Toninelli, Luca e Paolo, Lucio Presta e Paola Perego, solo per massimi capitoli: un personaggio di certo irriverente e non “inquadrabile” ma proprio per questo, secondo la Soncini, assai negativo per la tv italiana. «L’arcitaliano Carlo Freccero lo conosciamo tutti. È il vicino di casa sbruffone, lo zio mitomane, il genio incompreso della scrivania a fianco, il cognato che imita male il gergo dei figli adolescenti, il capufficio che ne sa meno di noi ma non glielo possiamo dire, il dolente erudito che, lui sì, saprebbe come mettere a posto le cose. È la storia del cinema italiano, lo conosciamo a memoria».
FRECCERO È IL NANNI MORETTI DEL PORTABORSE
«Freccero ha accumulato dispettucci, rivalse, rancori, beghe territoriali. Giovedì, per esempio, ha detto che ci sono su Rai 2 un paio di programmi che sono più da Rai 1. Uno è I fatti vostri, il programma del mattino di Michele Guardì, un signore del cui genio nessuno scrive mai ma che da decenni sta solidamente in cima agli incassi Siae dell’intera tv italiana, un paesaggio inimmaginabile senza di lui. Sono passati vent’anni dall’ultima volta che Freccero ha provato a liberarsi di Guardì: Freccero è passato e tornato, e Guardì sempre lì sta», attacca ancora Guia Soncini ne lungo “reportage” du Rivista Studio. Lo definisce inoltre il “Dino Risi nella fase conclusiva”, ovvero un tristissimo figuro che a Viale Mazzini «ci vivrebbe anche quando non aveva più un ruolo all’altezza delle didascalie ma continuava a prendere lo stipendio degli ani di gloria, come un’ex fidanzata disperata che voglia presidiare il territorio di quell’ex che intanto si è rifatto una vita». Tradotto, un tempo c’era un discreto innovatore di nome Carlo Freccero che però oggi si trova prigioniero di se stesso: così Guia Soncini, che poi decreta «Freccero è il Nanni Moretti del Portaborse, il più quintessenzialmente italiano in un paese fondato sulle licenze liceali prese solo grazie al Bignami».