Rudy Zerbi sarà professore ad Amici 18. Tra Stash e Alex Britti, è lui a guidare il carrozzone. In coda i nuovi arrivati: della serie “guardate e imparate”, perché lui – coi cantanti – ha non poca esperienza. Li ammaestra e poi li lancia, da bravo talent scout sin dai tempi della Sony. Prima di diventare una star del piccolo schermo, infatti, Zerbi ha diretto una delle major della discografia mondiale. Ma adesso torna in cattedra: “Ho sempre sperato di far parte di una scuola, del mio lavoro è l’aspetto che amo di più. Perché mi permette di stare vicino alla musica e vicino ai giovani, quelli che mi fanno essere sempre aggiornato. Io penso da sempre che la musica più bella sia quella ancora da scrivere. Se si resta indietro, a un certo punto ci si inaridisce”. Niente conflitti generazionali con i suoi quattro figli, per di più tutti maschi: “Affatto, mi hanno rubato il lavoro”, dichiara a Tv sorrisi e canzoni. “Mi dicono mesi prima quello che funzionerà. Io Ghali l’ho scoperto grazie a loro molto prima che avesse successo”.
Rudy Zerbi, professore severo
Rudy Zerbi sa ben conciliare le sue due figure: “Se una casa discografica punta solo sui talent sbaglia strada. Però è evidente che con gli show tv un’etichetta può sviluppare un artista che ha già un ‘avviamento’, una fama e un’impostazione. È un grande risparmio sia di tempo sia di denaro, perché lanciare un artista costa anni e milioni d’investimento. Questa è una cosa che le case discografiche hanno capito tardi. Io fui il primo, come discografico, a scommettere sui talent: mi dicevano che così andavo verso un mondo nazional-popolare. Dopo pochi mesi, dopo l’esplosione della Amoroso, sono arrivati tutti…”. Ciò non significa che si debba dire sempre di “sì”. Anzi: del “no” duro e diretto, Zerbi ha fatto il suo cavallo di battaglia. “Sono così perché sento molto il peso che i miei giudizi hanno sul loro futuro. Sono serio, detesto quando i giudici dicono: ‘Ti elimino, ma avrai una grande carriera fuori da qui’. Non ha senso. Penso che quei miei ‘no’ un po’ aspri abbiano una coerenza e dovrebbero aiutare a crescere. Mi fa felice che la maggior parte dei ragazzi siano poi venuti a dirmi, una volta fuori, che quelle parole sono servite. Questo è lo scopo del professore di Amici”. E lui ha di che insegnare.