Adam McKay è uno dei registi più originali della storia del cinema: il suo cinema didattico ha impressionato gli amanti della settima arte per la sua capacità di raccontare sapientemente e senza giri di parole argomenti spinosi e a lungo dibattuti nella storia americana. Ne La grande scommessa (The Big Short) ha seguito le storie simultanee di tre gruppi di persone che hanno scoperto le basi per la crisi finanziaria americana del 2007-2008, riuscendo a ricavarne enormi profitti: un’analisi profonda del dramma che sconvolse gli States attraverso gli occhi di chi venne deriso dai tali che contribuirono alla ribattezzata “Grande recessione”. Ebbene, il cineasta di Filadelfia ha deciso di puntare più in alto e arrivare alla Casa Bianca: Vice – L’uomo nell’ombra segue la storia di Dick Cheney, interpretato dal fidato Christian Bale (premiato come miglior attore protagonista ai Golden Globes 2019), dalla sua ascesa politica fino al ruolo di vicepresidente degli Stati Uniti d’America. Braccio destro di George W. Bush, ‘Dick’ è una delle figure politiche più discusse della storia degli Usa e tracciarne il profilo è tutt’altro che semplice, data le poche informazioni a disposizione. Ma McKay, dicevamo, non è un regista qualunque…



Dalla strigliata della compagna Lynne Ann Vincent (Amy Adams) per il comportamento immaturo al vero volto del potere americano: la scalata di Dick Cheney inizia a metà degli anni Sessanta nel suo Wyoming, nel Partito Repubblicano: collaboratore di Donald Rumsfeld (Steve Carell), assume nel 1975 il ruolo di Assistente del Presidente Gerald Ford e Capo di gabinetto della Casa Bianca, divenendo il più giovane politico ad avere tale incarico. Alle elezioni del 1977 viene eletto alla Camera, dove sarà riconfermato per cinque volte, per poi iniziare a scalare le gerarchie verso il potere, con la nomina di segretario alla Difesa nell’amministrazione di George Bush. Durante la presidenza di Bill Clinton la sua parabola politica sembra destinata verso il basso, dovendo fare fronte a diversi problemi mediatici per la possibile candidatura alle primarie repubblicane. Dopo aver svolto il ruolo di consulente politico per un privato, entra a fare parte della grande azienda petrolifera ed edilizia della Halliburton, facendo fortune economiche non di poco conto. La svolta arriva nel 2000, con George W. Bush (Sam Rockwell) che lo sceglie come Vicepresidente nella corsa verso la Casa Bianca. Il resto della storia è noto, dall’11 settembre 2001 alla guerra in Iraq: Dick Cheney sarà ben più che un Vicepresidente…



Dopo aver visto Vice – L’uomo nell’ombra ci troviamo di fronte a un capolavoro cinematografico: una biografia brillante e irriverente, un cast a cinque stelle e una sceneggiatura storicamente accurata che suscita emozioni non indifferenti. Non ci riferiamo ai siparietti comici o alle battute icastiche di Cheney, interpretato da un monumentale Christian Bale (ingrassato notevolmente): rabbia, frustrazione e consapevolezza riguardo una figura enigmatica che ha influenzato per decenni il corso politico degli Usa ma non solo. McKay lascia il suo inconfondibile segno stilistico nel corso del biopic: la narrazione è spezzettata con flashback e flash forward, abbondano simbolismi e allusioni, cause e concause di ciò che accade vengono spiegate e analizzate analiticamente. E, a dare più valore al lavoro di McKay, non c’è solo Cheney: il regista approfondisce il ruolo vitale della moglie Lynne, dà valore alla figura di Rumsfeld e tratteggia la debolezza di George W. Bush, goffo e privo dell’autorevolezza necessaria per guidare uno stato come gli Usa.



Il montaggio di Hank Corwin e la colonna sonora firmata da Nicholas Britell completano un film sensazionale: Vice – L’uomo nell’ombra reciterà un ruolo da protagonista agli Oscar 2019, insieme a The Favourite rientra fin da subito nell’elenco delle pellicole più belle dell’anno.