Andi Arapi, uno dei quattro ragazzi condannati per la violenta aggressione a scapito di Niccolò Bettarini, figlio di Simona Ventura e dell’ex calciatore Stefano Bettarini, avvenuta la scorsa estate a Milano, ha evaso oggi i domiciliari. Il ragazzo è stato prontamente rintracciato e, come spiega TgCom24, era pronto a imbarcarsi su una nave che dalla Puglia era diretta in Albania, suo paese di origine. Si tratta del solo condannato ad essere stato posto ai domiciliari rispetto agli altri compagni, bloccato oggi dalla polizia di frontiera di Bari. Subito dopo il fermo è stato arrestato per il reato di evasione ed attualmente si trova in carcere. Per l’aggressione a Bettarini era già stato condannato alla pena di 5 anni. Davide Caddeo, il 29enne accusato di aver materialmente sferrato le otto coltellate al figlio della conduttrice tv, la pena più alta pari a 9 anni e che sta scontando in carcere. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



NICCOLÒ BETTARINI, PRIME PAROLE DOPO CONDANNE PER LA SUA AGGRESSIONE

Pochi giorni fa è arrivata la sentenza di condanna per i suoi aggressori, Niccolò Bettarini ai microfoni di Chi è tornato sulla terribile aggressione di inizio luglio. I pugni, i calci e l’accoltellamento: «A causa dell’adrenalina non sentivo dolore. Poi mi sono ritrovato in ambulanza e solo in quel momento ho capito che mi avevano aggredito con un coltello. Una costola ha fermato la lama, altrimenti mi avrebbero bucato un polmone. Poi un nervo del braccio è stato lesionato e ancora oggi ho problemi. Dio e i medici dell’ospedale Niguarda mi hanno salvato per miracolo». Niccolò Bettarini ha partecipato a tutte le udienze: «Perché? Perché incrociando lo sguardo dei miei aggressori volevo vedere se avrei percepito il loro pentimento. Non è accaduto».



NICCOLO’ BETTARINI: “LI PERDONO”

Il figlio di Stefano Bettarini e Simona Ventura ha poi sottolineato: «Per me è stata un’emozione negativa e positiva clamorosa. Mi hanno colpito, mi hanno fatto del male, stavo rischiando, anzi ho rischiato, la vita. A un certo punto sembravo io il carnefice. Mi hanno gettato fango addosso. Non è stato facile. Ma la giustizia ha fatto giustizia. Ho capito una cosa: non si deve mai spegnere la fiducia. Mi ha fatto star male vedere soffrire la mia famiglia a causa mia». Niccolò, che ha deciso di rinunciare al risarcimento, prosegue: «Subentra un percorso psicologico strano: mi sono sentito pieno di rabbia e in colpa nonostante non avessi fatto niente. Mi hanno intercettato, forse pedinato, ne hanno dette di ogni. Stavo per esplodere e la mia rabbia scattava contro chi mi ama. Chiedo scusa a tutti loro. In una notte il mio mondo e la mia vita sono cambiati per sempre e queste cicatrici non potrà cancellarle nessuno. Né dalla mia pelle, né dalla mia testa».

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