Vincitrice a soli 16 anni, nel 1964, del festival di Sanremo con quel famoso pezzo che già nel titolo diceva tutto, Non ho l’età, Gigliola Cinquetti a oltre 70 anni di età continua a esibirsi in tutto il mondo. Non ho l’età d’altro canto fu un trionfo in tutto il mondo, addirittura nell Regno Unito, e il pubblico non l’ha mai dimenticata. Nel corso della sua carriera ha inciso di tutto, dai canti alpini alla musica liscio, ma anche brani di grande caratura di autori come Ciampi, Vecchioni, Guccini, Conte, Jannacci e Faletti, che proprio lei presentò come autore al festival di Sanremo del 1995. Solo due anni fa, sempre uguale a se stessa, sempre lontana da scandali pettegolezzi, sempre integra e sincera, si è esibita in Brasile, Colombia e Giappone e poi a Parigi. Non deve essere stato facile diventare una star mondiale a 16 anni, come dicerie stessa: “Molto, ma penso ne sia valsa la pena. Ho acquisito una consapevolezza di me che mai avrei avuto in provincia, ho conosciuto il mondo, ho imparato le lingue. Ma ci sono stati anche diversi spigoli: la solitudine in cui vivevo a sedici anni, quel ruolo più grande di me, la responsabilità di rappresentare l’Italia, ma soprattutto far convivere l’ambizione di portare bellezza, che credo sia il compito di un artista, con le mie fragilità di ragazza. Però non ho rimpianti”.



L’AMICIZIA CON DOMENICO MODUGNO

Due anni dopo quel successo, ne arriva un altro, sempre a Sanremo, nel 1966, questa volta addirittura in coppia con Domenico Modugno. Il brano era Dio come ti amo: “Era un uomo esplosivo, divertente: lo vedevo come di un mondo precedente, io mi sentivo di una generazione rivoluzionaria… Ma anche lui aveva fatto la sua rivoluzione, e fui lusingata che volesse me contro i pareri di tutti, discografici compresi. Scelsi da sola dopo aver ascoltato il pezzo da lui alla chitarra: fu con quel brano che divenni celebre in America latina e Brasile. Laggiù per il musicarello sul brano mi definirono al livello della Bergman: e in un cinema l’hanno dato per vent’anni di fila!”. Di Faletti invece, che lanciò lei nel mondo della canzone dice che è stato apprezzato solo in parte, non ha mai trovato una giusta produzione eppure teneva tantissimo alla musica.



LA RIBELLE

In realtà, benché debba tutto a quella canzone, Gigliola Cinquetti non voleva inciderla e cantarla: “Il brano esprimeva concetti sull’amore che non condividevo, l’amore non è un fatto anagrafico! Mi escludeva da quel sentimento che io e quelli della mia età aspettavamo di incontrare. Non mi piaceva quel concetto di aspetta e spera, e non volevo che quelli della mia età mi guardassero come un fenomeno da baraccone, o peggio come un’opportunista che si fingeva virtuosa”. In effetti, anche se sembrava una ragazzina remissiva, Gigliola faceva parte di quella generazione degli anni 60 che stava cambiando il mondo, rifuggendo valori e morali che soprattutto rinchiudevano le donne in un angolo: “Ha il sapore agre in un’Italia del Dopoguerra che costringe le donne in un determinato ruolo all’interno della coppia, del sentimento, della relazione, impedendo loro di esprimersi appieno secondo libertà anche nell’amore”. Ma alla fine la cantante si è dimostrata una fedelissima donna di famiglia: si è sposata a 29 anni con lo stesso uomo con cui ha sempre vissuto e da cui ha avuto due figli, per crescere i quali per diversi anni ha abbandonato il mondo dello spettacolo, per rientrarvi solo una volta che erano abbastanza grandi.

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