Siamo abituati a sentirlo-vederlo alla radio ogni mattina con il sodale Linus nel piccolo gioiellino che è Deejay Chiama Italia: ebbene, basti sapere che prima della trasmissione, ogni giornata Nicola Savino la inizia con un cero e una piccola preghiera davanti alla Madonna nella Parrocchia sotto casa sua, a San Pietro in Sala a Milano. Nella lunga intervista rilasciata alla rivista “Maria”, il conduttore de Le Iene, già Quelli che il Calcio, Savino racconta una parte molto meno “mediatica” e molto più “intima” e personale, come già qualche tempo fa in altre interviste aveva sottolineato l’importanza della conversione per la sua vita: «La morte di mia madre, non so perché, mi ha turbato profondamente. Ma come sempre la difficoltà fortifica. Siamo persone migliori dopo che passiamo attraverso un cerchio di fuoco. Le persone che ci lasciano rimangono con noi, dentro di noi sempre», confida ancora Savino chiamato nei primi tempi dai compagni di Radio Dejaay “l’uomo della strada” per il suo essere assai poco “personaggio” e molto “normal people”. La sua peculiarità, oltre alla straordinaria capacità di imitatore e simpatico conduttore maturata negli anni, è però quella semplicità d’animo che non sempre è stata così immediata come ora: dopo la scomparsa della mamma Savino si riavvicina alla fede, riscontra nel proprio cuore che la chiesa è una casa per tutti e che Maria è una Mamma con le braccia sempre pronte a stringerci a sé, che consola e indica la luce persino nelle ore più buie.
LA CONVERSIONE E L’INCONTRO CON DON DOMENICO
«Ho trovato una parrocchia vicino casa, non entravo in una chiesa volontariamente se non per funerali, matrimoni o battesimi, dagli anni ’80. Da quando ero ragazzo. Io ho elaborato il lutto nella mia parrocchia, dove mia figlia frequentava il catechismo. Lì ho incontrato don Domenico – che ha vinto l’Ambrogino d’oro, per farvi capire che persona è – ma lui non ha mica fatto niente, non mi ha detto “tu devi seguire, vieni”. Le porte sono sempre aperte, è questa la cosa straordinaria della chiesa. È un luogo dove io mi sono trovato bene. Nessuno mi ha detto vai lì. Io sono andato lì, si dice sia la chiamata… chi lo sa, non lo so, so che mi ha aiutato tantissimo. Io tutte le mattine, nell’autunno 2013, quasi tutti i giorni andavo lì e accendevo un cero alla Madonna ed era come andare a trovare mia mamma. È stato un luogo di grande conforto per me», racconta ancora Nicola Savino ai colleghi di “Maria” del Gruppo San Paolo. Il prete di cui parla e che di fatto, grazie al cui incontro ha potuto sperimentare tutta la libertà e l’accoglienza della Casa del Signore, lo ha aiutato nel percorso di fede è Don Domenico Storri, noto per aver fondato l’associazione “iSemprevivi” (dal nome del fiore alpino), curando i malati psichici con la “montagna terapia” e aver poi esteso il servizio anche alle coppie in crisi e a tutti coloro che hanno bisogno di supporto psicologico. Dopo l’adolescenza, Savino racconta di aver abbandonato la fede e Dio fino alla morte dolorosa della mamma farmacista: l’incontro con Don Domenico e il rapporto fondamentale con la moglie Manuela cambia tutto, «ho conosciuto un prete che senza giudizio mi ha accolto. Oggi posso dirlo con certezza, credere in Dio dà forza. […] Sto molto meglio dopo una Santa Messa di tre quarti d’ora o una preghiera di 15 minuti davanti ad un’icona mariana o al Santissimo Sacramento». In conclusione, il conduttore ammette di trovare stupendo «pregare sia da solo sia in comunità: l’energia che scaturisce durante la preghiera comune è qualcosa di veramente inspiegabile. Non me ne voglia chi frequenta la Santa Messa del Mezzogiorno, ma è proprio al mattino presto che il raccoglimento è maggiore».