Nel corso della sua permanenza negli Usa, Donatella Rettore ha stretto amicizia con Elton John: «Che ciccione che è diventato! Se lo vedesse sua madre lo metterebbe a stecchetto. Sua madre era una corazziera, ero molto sua amica: le piaceva la moda italiana, Armani. Elton John geloso? No, era contento, almeno se la levava dai…». Prosegue la cantante, parlando dell’incontro con l’artista: «L’incontro è nato perché ero la numero uno in Italia e perché il mio manager inglese mi chiese di chi mi sarebbe piaciuto cantare una canzone. Risposi Elton John: la canzone non era stata scritta per me ma per Sinatra. Sinatra la cantò ma John non fu contento». Una battuta sulle adozioni e sul suo sogno svanito: «Avrei voluto adottare, mi sono arrabbiata: mi hanno chiesto tante cose, gli esami e il 740, a volte diventa quasi un martirio. Capisco le persone che non si conoscono, capisco che uno psichiatra mi faccia un’analisi profonda, ma non addirittura l’analisi del sangue: non possono vedere che malattie mi verranno in futuro. Alla fine ho chiesto se mi davano un bambino di 25 anni: veramente impossibile. Io ho un po’ il carattere di mia madre, una timida sfrontata: quando mi arrabbio sono un torrente in piena». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“UMBERTO ECO MI DISSE CHE ERO TROPPO LUTERANA PER QUESTO PAESE BIGOTTO”
Presente, passato e futuro: Donatella Rettore a tutto tondo a Vieni da me. Ecco le parole della cantante sul suo percorso artistico: «Per conquistare il mondo ci vuole Garibaldi, io non sono Garibaldi. Oppure ci vorrebbe Mercury (ride, ndr). Non so perché, me lo diceva anche Umberto Eco: ero troppo luterana per conquistare un paese così bigotto». E spiega: «Sono partita negli anni Settanta, nel 1979 ho avuto il mio primo successo, Splendido splendente: ora lo faccio in un altro modo. Oggi chi fa musica si rifa agli anni Ottanta, io invece mi auguro per i giovani di non rifare il verso al passato ma di inventarsi qualcosa di nuovo e di eclatante». Oltre alla musica, nella sua vita c’è il calcio: «Io sono una tifosissima di calcio, tifo Hellas: siamo in B e non siamo molto contenti del nostro presidente. Parlano sempre male di noi tifosi, ma noi non siamo maneschi: facciamo solo dei coretti… (ride, ndr)». Una battuta su David Bowie, suo ex vicino di casa: «Fantastico: era alto, magrissimo, coi capelli biondi tirati su, con un occhio azzurro e uno verde. La cosa più carina era che andavamo a comprare la birra e il pane nello stesso posto». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
DONATELLA RETTORE A VIENI DA ME
Donatella Rettore ospite oggi, lunedì 7 gennaio 2019, della nuova puntata di Vieni da me, programma condotto da Caterina Balivo e in onda su Rai 1. La cantante, recentemente protagonista sui canali Rai con L’anno che verrà, dove ha sfornato l’imitazione della collega Patty Pravo, si racconterà in una lunga intervista. E negli ultimi giorni l’artista del “Kobra” ha sollevato polemiche per l’intervista concessa a Rolling Stone: «Frequento poco i social, ma sono diventati piuttosto aggressivi. E visto che io sono per il peace & love, vorrei che i leoni da tastiera rimanessero tali. E non li paragonerei ai leoni, che sono animali fantastici: sono zecche da tastiera. Ho scritto di essere brontolona e pignola? È vero, lo sono, ma sono anche pragmatica, voglio le cose chiare, pulite, voglio capire». Sottolineando poco dopo: «Se tu pensi male di me, me lo devi dire in faccia, perché mi devo regolare».
DONATELLA RETTORE: “FATICO A IMPORMI PERCHE’ NON LECCO IL…”
Prosegue Donatella Rettore: «Nell’ambiente italico sono stata molto sottovalutata, cosa che non è capitata in Francia, Germania, Olanda e Giappone. Un po’ devo dare ragione a Gianna Nannini: gli stranieri rispettano di più il privato e le scelte di un artista. Io, invece, non vengo rispettata per niente. Cosa mi hanno detto? Che sono una pazza, ma magari chi l’ha detto è più pazzo di me». La cantante di Castelfranco Veneto ha poi aggiunto: «Io faccio un disco bellissimo e dicono «Ah, sì, geniale quella pazza della Rettore», perché comunque devono sempre abbinare la cosa che io sono matta. Evidentemente essere coerenti con sé stessi e con gli altri vuol dire essere anche un po’ fuori. Boh! Può essere! Come ho reagito nel momento in cui ho capito che stavano girando certe voci? Chiaramente a 20 anni te ne freghi, a 30 pure, a 40 cominci a romperti le balle, a 50 e 60 sei proprio esaurita da questa cosa, hai voglia di mandare a quel paese qualcuno. E siccome sono una che non conta fino a dieci, ce ne ho mandati parecchi a quel paese». E lei non è la sola, come spiega: «Siamo in parecchi, la banda dei “non leccaculo” (e che dice quello che pensa) è la più martoriata. Uno si deve prostrare, verso chi, non si sa. Cioè, si sa, ma una volta non era così. Prima si poteva dimostrare il proprio dissenso. Ora viviamo in un periodo un po’ oscurantista».