L’ultima cosa per cui lo si ricorda è la partecipazione alla giuria d’onore del recente festival di Sanremo e non è proprio un bel ricordo per una persona di cultura come lui. Ferzan Özpetek, regista di nascita turca ma vivente oggi in Italia, omosessuale, ha appena compiuto 60 e viene celebrato in una intervista pubblicata su 7, inserto del Corriere della Sera. A 17 anni si trasferisce a Roma, frequenta l’ambiente di Trastevere dove c’è una piace scena culturale, la scoperta della sua omosessualità, “il sesso senza fine” dice, e poi la scoperta della religione grazie alle chiese gonfie d’arte. Poi la passione travolgente per il cinema, iscritto alla facoltà di lettere e la frequentazione dell’Accademia Silvio D’Amico. Gli inizi come assistente alla regia del fil Scusate il ritardo di Massimo Troisi, quando alle cinque del pomeriggio gli portava tè e biscotti. Il cinema come finzione di una giornata di sole quando in realtà piove ed è buio. Arriva poi il suo primo film Hamam, tradotto in italiano con Il bagno turco: “Fatto con due lire, prodotto da Marco Risi, costumi presi dal suo armadio, sul set cucinava mia madre e molti oggetti di scena venivano dalla casa di mia nonna. Mille difficoltà, un milione di problemi, ma raffronterei tutto anche domani”. Il successo però arriva verso i 40 anni: “A 42 anni ho conosciuto Simone la cosa più bella della mia vita” dice. Ma non ha mai pensato di diventare padre, un discorso complesso che non ama affrontare dice. A 40 anni invece si considerava un fallito aveva girato solo due film. In quel periodo dice comincia anche a fumare canne grazie a un assicuratore che frequentava, poi la donna delle pulizie gli dice che ha un figlio che spaccia marijuana, ma una sera, racconta, si sentì male e ha smesso. Prende conoscenza di essere un regista verso i 50 anni quando realizza tre film, La finestra di fronte, Cuore sacro e Saturno contro: “Sono ancora convinto di fare un lavoro che non è un lavoro”.
LA RAGGI NON E’ IL MIO SINDACO
In tasca tiene una piccola ampolla con il sangue di San Gennaro e in caso è pieno di busti e statuine del santo napoletano. Dice che il patrono di Napoli lo ha protetto quando una volta si ritrovava nella città a ritirare il Premio San Gennaro, ma non vuol dire cosa sia successo. Ha ricevuto critiche per il film Cuore sacro, dicevano che descrivevo una povertà che invece non esisteva. Del cinema contemporaneo gli piacciono Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Matteo Rovere, purtroppo però, dice, la maggior parte dei film in circolazione è roba piatta in cui viene la banalità. Dice come sarebbe bello un mondo senza Internet, “i rapporti umani si ammortirebbero, ci si incontrerebbe di più di persona”. Dice che molti politici hanno fatto la loro fortuna attraverso informazioni false circolate sul web. Degli immigrati e del razzismo italiano dice che il sultano dell’Oman e le principesse centroafricane che alloggiano negli hotel a cinque stelle non vengono accolte da insulti: “Abbiamo perso il contatto con l’human età, abbiamo esaurito l’empatia”. Dice di aver pianto quando ha visto il disegno del ragazzo africano morto con la pagella cucina nella tasca della giacca. Nonostante questo si dice contrario al multiculturalismo e all’annullamento delle identità: “Non si può dire pizza-kebab”. Si considera romano, la sua città dice, ma Virginia raggi non è il suo sindaco da quando ha cambiato l’illuminazione stradale: “Se a Roma togli il calore giallo delle lampade e metti le luci al led bianche, io non ti perdono più”.