Glenn Close è indubbiamente una delle migliori attrici della sua generazione. Nata a Greenwich (negli Stati Uniti) nel 1947, da una famiglia aristocratica la cui impronta è evidente nello stile di Glenn, è cresciuta tra collegi, viaggi in tutto il mondo e la forte passione per la recitazione. Partendo dal teatro, dov’è una grandiosa interprete, è al cinema che ha potenziato la sua fama a livello internazionale, diventando la diva che è oggi. Le sue memorabili partecipazioni in film come Il mondo secondo Garp, Il Grande Freddo, Attrazione Fatale, Le Relazioni Pericolose, Albert Nobbs (dove ha il personaggio di una donna travestita di uomo) ma persino la spietata e folle Crudelia De Mon de La Carica dei 101, ne hanno riconfermato il valore e l’enorme talento in vari decenni. Un’attrice versatile e polivalente, capace di spaziare da una sofisticata e oltraggiosa sensualità all’allegria spudorata del musical, fino a ruoli più drammatici e introspettivi. Una star pluripremiata che grazie al suo lavoro vanta numerosi riconoscimenti, ma che purtroppo vive una sorta di maledizione quando si tratta di Academy Awards. Glenn Close, infatti, detiene il record di candidature senza l’assegnazione di una statuetta. Ne ha ricevute sette, di cui l’ultima quest’anno, ancora pendente, in gara con il personaggio protagonista di The Wife – Vivere nell’ombra, Joan Castleman. Che sia finalmente giunto il suo momento durante la notte degli Oscar? Lo meriterebbe e glielo auguriamo. Intanto e non è poco, per questa perfomance già ha ottenuto il Golden Globe come miglior attrice protagonista in un film drammatico.



GLENN CLOSE, IL FILM COMPLESSO DI CUI È PROTAGONISTA

The Wife – Vivere nell’ombra è un film complesso, contraddittorio, dalle tematiche attuali. Sviscera il rapporto tra finzione e realtà ripercorrendo il lungo e travagliato matrimonio tra uno scrittore meritevole del Premio Nobel (uno splendido Jonathan Pryce) e la sua sposa devota (Glenn Close). Parla di sacrifici, compromessi e delusioni, di amore. Diretto da Björn Runge, regista svedese d’esperienza ma praticamente alla sua prima opera di portata internazionale, è adattato dal romanzo di Meg Wolitzer. I protagonisti di questa storia sono immersi nella letteratura eppure non sono le parole a fare la differenza, bensì gli sguardi. In particolare gli occhi della Close: gelidi, attenti, amorevoli, disperati. D’altra parte e, a dimostrazione di questo, quella dell’attrice è l’unica candidatura ricevuta dal film in occasione degli Academy Awards. Persino tutti gli altri riconoscimenti dell’opera, a livello mondiale, sono legati all’attrice e al suo personaggio: è stata premiata ai Golden Globes, agli Hollywood Film Awards, ai Critics’ Choice Awards, ai Satellite Award e agli Screen Actors Guild Award.



L’ISPIRAZIONE PER IL RUOLO

Glenn Close è certamente il punto di forza, il diamante di questo film e, attraverso l’interpretazione di Joan Castleman, per l’ennesima volta stupisce gli spettatori portando sul grande schermo la sua eccezionale bravura. Come ogni grande attore, anche la Close ha fatto suo il personaggio, trovando la giusta ispirazione nella sua esperienza personale, nelle sue memorie familiari. Glenn ha infatti dichiarato: “Per raccontare quella donna nell’ombra mi sono ispirata a mia madre”. Presumibilmente, dunque, una donna devota e dal gran cuore. Rispetto al record di candidature non concretizzate in una statuetta agli Oscar, Glenn avanza della spiritosa ironia su questa settima occasione: “È una vita che la gente mi scambia per Meryl Streep; mi domando perché i membri dell’Academy non prendano finalmente quest’abbaglio”. Un occhiolino con i suoi splendidi occhi azzurri, il fascino incontenibile. Non sarà facile perché le altre attrici in gara sono di tutto rispetto, ma nessuna può competere con la sua magnifica carriera.

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