Marco Giallini torna protagonista sul grande schermo con la pellicola “Domani è un altro giorno” di Simone Spada, affiancato dall’amico e collega Valerio Mastandrea. Questa volta il ruolo dovrà interpretare non sarà affatto semplice in quanto Giallini dovrà indossare i panni di Giuliano, malato di tumore ai polmoni e che ha scelto di non combattere più. Per il protagonista però guardare la morte in faccia non è facile e per questo affronta un viaggio di quattro giorni durante i quali dirà a suo modo addio a tutto ciò che di importante lo ha legato a questa vita. E’ una pellicola che, come annuncia lo stesso attore, farà ridere e piangere al tempo stesso. Non è un caso se in una intervista alla Gazzetta dello Sport l’ha definito “uno dei migliori film che io abbia mai fatto”. Al suo interno c’è una storia di amore, ma anche amicizia e di tutto ciò che non potendolo evitare si cerca di esorcizzare. “Qui Giuliano esorcizza la paura della morte ridendo e scherzando, cercando di non crederci, sdrammatizzando l’ineluttabile”, racconta Giallini. Per l’attore concetti come amore ed amicizia sono importanti in egual misura al punto da essere posti sul medesimo piano. Lui l’amore lo esprime a parole: “Lo dico. Lo dico ai miei figli e loro lo dicono a me”. Un modo poco usuale soprattutto tra uomini ma, spiega, “ho capito a mie spese che bisogna parlare senza tenersi nulla dentro, perché poi ci si ritrova con i rimpianti delle cose non dette e ci fanno stare male tutta la vita”.
MARCO GIALLINI E IL RAPPORTO CON LA MORTE
Le sue parole non sono dette a caso in quanto Marco Giallini nel 2011 perse la moglie per una emorragia cerebrale. Un dolore incolmabile in merito al quale commenta: “Quello che è successo, così improvvisamente poi, non si esorcizza. Puoi solo provare a rimuoverlo. So che può sembrare brutto, ma inizio ad andare al cimitero solo adesso”. Giallini fa ancora fatica a credere, dopo diversi anni, di poter trovare sua moglie proprio lì ed ammette: “No, non l’ho esorcizzato”. Anche lui però ha rischiato seriamente la vita. “Almeno due volte, dopo un incidente in moto ero più di là che di qua. Quindi sì, purtroppo so bene cosa sia la morte, e anche per questo vivo la vita in assoluta libertà, facendo quello che mi pare e dicendo tutto quello che penso, anche quando dovrei stare zitto… Ma non so’ bono , sono un fiume in piena”, racconta. Tornando poi alla carriera, a breve partiranno le riprese della terza stagione di Rocco Schiavone ma ripensando ai personaggi finora interpretati, Giallini fa ancora fatica a credere in tutta questa sua attuale visibilità. “La gente mi vuole bene, forse perché prima di diventare popolare avevo fatto i miei bei 32-33 film. Ho raggiunto il successo mattoncino dopo mattoncino e questo mi viene riconosciuto”, dice.