Una storia d’amore lunga ventisei anni, fatta di gioie, passione ma anche dolore, senza mai perdere la speranza. Così Cesare Bocci racconta il legame con Daniela Spada, che nel 2000 lo ha reso padre di Mia. Una gioia offuscata da un ictus in seguito ad un’embolia polmonare. Quel 1° aprile, a una settimana dal parto, tutto è cambiato per loro. «Venticinque giorni di coma e poi il buio. Quel giorno la nostra vita è profondamente cambiata», racconta l’attore nell’intervista che ha rilasciato a Quotidiano.net. Dopo si sono susseguiti anni di battaglie e sfide quotidiane. «Con quello che è successo a Daniela ho capito che quando sei nell’acqua alta, nuoti». Nonostante la sua popolarità, Cesare Bocci ha tenuto privato il suo dolore fino al 2016, quando ha deciso di raccontare tutto in un romanzo autobiografico che ha scritto insieme a Daniela e da cui è nato l’adattamento teatrale che sta portando in giro per l’Italia. «Sì, abbiamo pensato che la nostra testimonianza potesse essere di aiuto e conforto ad altre persone. Spesso, infatti, in quei momenti di grande scoraggiamento ci si sente soli. È la testimonianza di una coppia che grazie all’amore trova la forza per superare gli ostacoli».



CESARE BOCCI E LA VITA DOPO L’ICTUS DI SUA MOGLIE

Per Marco Bocci la sfida più difficile non è stata la malattia della moglie ma trovare la forza in se stesso. «La malattia ti mette in ginocchio ma se riesci a fare quattro passi scopri che la vita è bella e va vissuta», dice a Quotidiano.net. Ma l’attore ha imparato anche che «una brutta malattia può diventare un atto d’amore». Non è stato facile per Daniele Spada vedere la sua storia prima in un libro e poi sul palco. «Ma non è una che si piange addosso, lei è stata prima incosciente e poi testarda. E questo l’ha salvata. Diventare spettatrice della sua vita le ha dato una grande iniezione di fiducia interiore». Neppure per lui è facile salire sul palco e ricordare tutto: «Fa male ricordare che dopo l’ictus ci siamo accorti che Daniela aveva perso la cognizione del passato e non sapeva di essere diventata madre. Ci sono voluti anni e una gran fatica per recuperare il rapporto con la figlia». Ma nessuno di loro ha mai perso la fiducia, ed è questo il messaggio che deve emergere dal libro e dallo spettacolo. «Sicuramente è un tour teatrale impegnativo, molto profondo ma anche gratificante visto che gli spettatori stanno rispondendo più che bene».

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