Atmosfere anni ’70 miste a trap per Achille Lauro, che porta sul palco del Festival di Sanremo la sua Rolls Royce. Grinta, carica ed entusiasmo caratterizzano la sua prima esibizione all’Ariston, ma non manca qualche imperfezione tradita forse dall’emozione. In ogni caso, possiamo affermare con certezza che il suo brano è forte, è trai più freschi fra quelli proposti e, al di là del parere del pubblico e della critica, quasi certamente otterrà un ottimo riscontro in radio. Sarà quello di Achille Lauro il nuovo tormentone della stagione? Sui social non sembrerebbero esserci dubbi: sono in molti i telespettatori che hanno apprezzato la sua performance. “Non sottovalutate Achille Lauro“, scrive infatti una fan. Ma su Twitter c’è anche chi stronca il suo pezzo: ecco i commenti più ironici: “Non so se è già stato detto ma per Achille Lauro il codice da usare è quello penale #sanremo2019”, “Cioè Achille Lauro tra Giorgia e Arisa effetto sorpresa lo vedo male male #Sanremo2019”. Qui la clip con la sua esibizione. (Agg. di Fabiola Iuliano)
IL SUCCESSO PRIMA DI SANREMO
Achille Lauro
, vero nome Lauro De Marinis, è nato a Roma nel luglio 1990. La sua è una infanzia difficile, a 14 anni i genitori si trasferiscono altrove a cercare lavoro e lui cresce con il fratello maggiore che fa il producer per la crew Quarto Blocco. È così che entra nel mondo della rap underground e del punk. Decide di prendere un nome d’arte e sceglie quello di Achille Lauro, il famoso armatore napoletano perché, visto il nome di battesimo, tutti lo chiamavano già così. Nel 2012 produce un paio di mixtape autoprodotte e scaricabili gratuitamente, diventato conosciuto al Quarto Punto entra nell’etichetta Roccia Music. Grazie a loro produce il disco di esordio, nel 2014, Achille Idol immortale anche questo in download gratuito a cui partecipano artisti come Marracash, Noyz Narcos e Gemitaiz ma anche Coez. Si fa notare per l’inclusione alla fine di ogni brano della lettura di un versetto del vangelo. L’anno dopo, visto il successo, viene pubblicato un ep di sei pezzi. Qualcuno si fa ingannare dal titolo del brano Dio c’è, che in realtà è la sigla di Droga in offerta costi economici. A questo punto fonda una sua etichetta discografica per poi passare nel 2017 alla potente multinazionale Sony Music. Pubblica nel 2018 alcuni singoli e poi l’album Pour l’amour con musiche napoletane, house, sudamericane, tra. A Sanremo 2019 porta il brano Rolls Royce.
CHI E’ ACHILLE LAURO? ALLA SCOPERTA DEL SUO STILE
Da sempre Achille Lauro nei suoi pezzi parla di droga, spaccio, gli effetti, per arrivare finalmente con il pezzo Ragazzi madre a criticare l’uso degli stupefacenti. Altra caratteristica, fino a oggi, è stata quella di comporre e incidere sotto effetto di droga, cosa che si sente molto. Dirà in una intervista: “Io scrivo solo ed esclusivamente sotto l’effetto di stupefacenti. La droga è assolutamente fondamentale per la nostra creatività, oltre che per la nostra ispirazione musicale”. Nell’ultimo disco rinuncia completamente all’argomento droga. Non si dichiara del rap e del trap italiano. Definisce il suo stile samba-rap. Il suo stile agli inizi è stato quello di espressione della periferia disagiata romana, ambiente che conosce molto bene essendoci cresciuto. Ama definirsi un “coatto”. È protagonista di un episodio curioso: durante un concerto uno spettatore gli tira dei cubetti di ghiaccio, lui ferma il concerto e i due cominciano a discutere e litigare.
“ROLLS ROYCE”, IL TITOLO DELLA CANZONE DI ACHILLE LAURO A SANREMO 2019
Nei primi giorni del 2019 Achille Lauro ha pubblicato un libro, “Sono io Amleto” che lui ha spiegato così: “È una storia a lieto fine, parla anche di aspetti e sfumature della periferia romana, di problemi da combattere, come la droga. Noi, invece di scegliere quella roba là, ci siamo messi sotto con la musica, che ci ha salvato, e siamo arrivati fino a qui”. Si ispira a Shakespeare, dice, perché gli piacevano le tragedie che diventano opere di successo. Oltre al libro anche un docufilm, “Achille Lauro No Face 1” che uscirà però in autunno. Dice di essere il primo episodio di una trilogia: “Rappresenta il passato, racconta chi eravamo, come ci siamo avvicinati alla musica. Abbiamo sempre cercato di portare qualcosa di innovativo”. Della canzone che presenta al Festival di Sanremo 2019 dice di non essere un brano d’amore, non è tra, è un esperimento stile anni 70/80: “una cosa che nemmeno i nostri fan hanno mai sentito, è un brano frizzante. Il pezzo per noi è un nuovo rock and roll. Io credo che possa piacere sia ai pischelli sia ai più grandi. Molti si aspettano l’autotune e invece avranno una bella sorpresa”. La canzone è scritta insieme a Putrella. A proposito della partecipazione dice che “È una esame universitario e devo essere super concentrato. Ho avuto il piacere di collaborare con Anna Tatangelo, la regina del pop. L’idea di mettersi a confronto su quel palco con un’artista del suo calibro è una bella prova. Noi siamo abituati ai live, l’anno scorso ne abbiamo fatti 150 ma quello di Sanremo è un altro palco, Sanremo è patrimonio culturale italiano”.