Giovanni Minoli, noto giornalista, si confessa al Corriere della Sera. Famoso per le sue interviste, il 73enne ha ripercorso la sua infanzia: «Mamma è stata moglie, mai madre. Amava suo marito, noi figli eravamo il prodotto – o il fastidio collaterale necessario – dell’amore per lui. Diceva: vi cavo gli occhi a tutti se a papà viene un raffreddore. Mai amato dalla madre? Da piccolo, io non c’ero. Esisteva solo mio fratello minore Paolo, morto a sei anni di tumore al cervello. Mi chiamavano Gioannin messo chil, mezzo chilo, perché praticamente non mangiavo per cercare di farmi notare». Minoli spiega di aver sofferto tanto: «Con mia madre ho sempre avuto un conflitto fortissimo. Lei era un capo, ma a me dava ordini, punizioni, però non mi comandava. Invece, mio padre mi faceva fare quello che voleva, perché mi convinceva. Mi ascoltava, puntava sulla mia capacità di capire le cose».
GIOVANNI MINOLI SUL PADRE MORTO DA GIOVANE
Prosegue il giornalista, parlando del decesso del padre quando aveva 24 anni: «Avevo previsto l’incidente in un romanzo giovanile. La seguente scena è uguale: noi figli a colazione, mamma alza il telefono, ascolta, attacca; si gira e dice: “Papà è morto”. L’avevo scritto dieci anni prima. Come lo spiego? Resta l’interrogativo della mia vita. Ogni volta che ci penso sto male». Prosegue Giovanni Minoli: «I successivi anni sono stati di disperazione. Ho pensato: non sarò mai capace di ridere. Era morto un amico, un padre, un amante, un maestro. Poi ho capito che, se uno non sa ridere almeno cinque minuti al giorno, sta sbagliando vita. Se mi manca ancora? No, perché gli parlo sempre. E’ una presenza viva nella mia vita. Gli parlo come sto parlando ora con lei. Lui risponde, perché so cosa pensa». Una battuta sulla paura della morte: «Nessuna. Ho avuto un infarto a giugno. Mi hanno operato per nove ore a cuore aperto e impiantato tre bypass. Il cardiochirurgo mi ha detto: “Io qui ho visto morire papi, presidenti… Tutti disperati. Invece tu, sereno e tranquillo”».