E’ la grande mareggiata del 1974, le onde sono spaventosamente enormi. qui a Malibu, California. Qualcuno prova lo stesso a entrare in acqua, ma viene sbattuto violentemente fuori. Migliaia di persone guardano affascinati quel mare impetuoso, che giganteggia su tutto e tutti, indomabile. Da un muretto diroccato fanno capolino tre personaggi, il fisico muscoloso sebbene non siano più ragazzini. Sono in costume da bagno, sotto al braccio hanno delle tavole da surf. Guardano quella distesa furiosa, si scambiano uno sguardo, si gettano in mare. La gente esulta per l’emozione, la paura e il coraggio. Solo loro possono sfidare quelle onde: Matt Johnson, Jack Barlow e Leroy Smith. D’altro canto loro tra quelle onde ci sono cresciuti, le hanno sfidate da ragazzi durante le altre tre precedenti mareggiate, quella del 1962, quella del 1965 e quella del 1968. Tra quelle onde sono passati dall’adolescenza alla maturità, non senza pagare dei prezzi alti. Ma così è la vita. E’ la scena finale dello straordinario film di John Milius uscito nel 1978, un film cult, un film generazionale come si dice, Un mercoledì da leoni. Probabilmente il più bel film sull’amicizia e sicuramente quello che meglio ha rappresentato quella generazione di giovani americani cresciuta negli anni 60, dalle feste a base di canzoni dei Beach Boys, ai primi amori e poi la guerra in Vietnam, lo scontrarsi con la dura realtà della vita, gli amici morti e poi le strade che si separano, per ritrovarsi lì, dove tutto era cominciato. Jack e Leroy non resistono molto in acqua, ci rimane solo Matt, che era stato un grande campione di surf. Alla fine anche lui sarà sputato fuori malconcio, ma la gente applaude lo stesso. E’ un tributo a una generazione, a un mondo ormai scomparso. Matt, zoppicante, si ferma davanti a un ragazzino che lo ha riconosciuto e gli regala la sua tavola: quel tempo per lui è finito, in quel gesto c’è l’accettazione definitiva di quel “passaggio di età” che egli aveva sempre cercato di fuggire.
LA MORTE PER ALCOLISMO
Jan-Michael Vincent, l’attore che impersonava Matt Johnson, è morto qualche giorno fa a 74 anni di età. In modo bizzarro, è morto ricalcando il personaggio che aveva interpretato in quel film: scontroso, casinista (nel film è il primo dei tre amici a sposarsi dopo aver messo incinta la ragazza), inquieto, incapace ad accettare la vita che passa e che chiede nuove e diverse responsabilità. Si ubriaca, fa a botte, porta dentro un dolore grande. Così è vissuto anche l’uomo: alcol, un talento gettato via, ridottosi all’amputazione di una gamba per le malattie causate da una vita balorda. Dei tre protagonisti del film era il più bello, idolo californiano per eccellenza. Dopo un grosso successo in una serie tv degli anni 80 che gli fruttava anche 200mila dollari a puntata, aveva sperperato quel patrimonio nell’alcool. Un animo tormentato, inquieto. Un grande cuore probabilmente, incapace di adattarsi. C’è una foto sulla Rete di poco prima della morte: sembra un barbone senza casa, i capelli e la barba lunghi e sporchi, seduto su una scassata seggiola, la gamba amputata. Anche lui, come l’attore che aveva interpretato, non aveva mai accettato il passare del tempo. Per tutti noi però resterà l’eroe di Un mercoledì da leoni, insieme ai suoi amici. La vita non è un film e quel film ce lo aveva detto, la vita è peggio, la vita è difficile, la vita si può gettare via. Ma per quel momento che erano stati giovani, erano invincibili: gli eroi della grande mareggiata del 1974. Non per niente Milius aveva preso ispirazione per i tre protagonisti da altrettanti personaggi realmente esistiti.