Piazza Navona a Roma, ma anche le bellezze della Costiera Amalfitana e pure tutta la storia che trasuda Mantova, città dei Gonzaga: per l’esordio della nuova edizione de “Meraviglie – La penisola dei tesori”, in onda questa sera a partire dalle 21.25 su Rai 1, Alberto Angela ha deciso di fare le cose in grande. Infatti nel primo dei quattro appuntamenti che saranno dedicati alla scoperta delle bellezze del Bel Paese che vanta tra l’altro il maggior numero di siti Unesco a livello internazionale, il conduttore attraverserà non solo fisicamente la penisola ma idealmente diverse epoche: e in ciascuno degli appuntamenti in programma, “Meraviglie” proverà a raccontare anche attraverso illustri testimonianze tre siti diversi, di cui uno al nord (in questo caso la splendida città di Mantova), uno al meridione (e in questo caso sarà il territorio di Amalfi) e uno al centro, vale a dire Piazza Navona nella capitale, una delle più celebri della Città Eterna e fatta costruire per volere della famiglia Pamphili nel 1800 (1813-1877) e che fu voluta in stile monumentale per espressa volontà dell’allora Pontefice Innocenzo X.
LA STORIA DI PIAZZA NAVONA NEI SECOLI
In realtà la storia del luogo che oggi a Roma è riconosciuto da milioni di turisti come Piazza Navona ed è oramai uno dei luoghi più iconici grazie alla Fontana dei Quattro Fiumi di Gian Lorenzo Bernini (solo il più celebre dei tanti artisti che hanno contribuito a “decorarla” con diversi elementi architettonici e scultorici), ha una storia molto antica che affonda le sue radici nella Roma antica: qui infatti aveva sede lo stadio voluto dall’imperatore Domiziano nell’85 d.C. e che poteva ospitare oltre 30mila spettatori, che potevano seguire gli spettacoli tra le statue installare tutto attorno per decorarla. Anche per questo motivo la piazza era chiamata “In Agone”, con riferimento al termine latino “agonis” che stava ad indicare i giochi e le gare degli atleti che qui avevano luogo. In seguito la piazza passo sotto diverse proprietà anche se nel corso dei secoli il suo uso come teatro di spettacoli ludici verrà ripreso ciclicamente, anche in età Rinascimentale. E qui si arriva in età moderna con la famiglia Pamphili che per autocelebrare la tradizione e il nome della “casa”, si narra in competizione con i Barberini, ne decise la costruzione e d’accordo col Papa scelse di allestirla con le opere dei migliori artisti del tempo. E così oltre alla Fontana dei Quattro Fiumi (che vide andare in scena la rivalità del progettista, Francesco Borromini, con l’architetto Bernini) ecco che Piazza Navona ne ha altre due, vale a dire la Fontana del Nettuno che è opera di Gregorio Zappalà e la Fontana del Moro che fu scolpita invece da Giacomo della Porta e a cui lavorò in un secondo momento anche lo stesso Bernini.
LA RIVALITA’ TRA I DUE ARTISTI: LEGGENDA O…
Come tutti i luoghi che hanno una storia che affonda le sue radici nel tempo e anche per via delle tante personalità celebri, tra artisti e chi ha commissionato quelle opere, che vi hanno gravitato attorno, anche su Piazza Navona sono sorte leggende o anche aneddoti curiosi, alcuni dei quali sono stati poi verificati dagli studiosi e altri che invece ancora oggi restano avvolti nel mistero e anzi proprio per quello la dimensione di leggenda continua ad essere preferita. Come è noto, la Fontana dei Quattro Fiumi, concepita e realizzata in età Barocca fu non solo idealmente ma anche fisicamente il terreno di scontro di due personalità forti, ovvero i succitati Borromini e Bernini. Pare infatti che la statua del Rio della Plata sia stato creato nella sua posa col braccio alzato per ripararsi dal possibile crollo del campanile della Chiesa di Sant’Agnese in Agone che è accanto, ma anche per aiutare a sorreggerne i resti casomai fosse crollata. Parimenti la statua del Nilo invece è “immortalata” nell’atto di coprirsi il volto per non vedere la Chiesa (un dispetto fatto dal Bernini all’architetto dell’edificio, il Borromini) secondo la leggenda ma ciò non è evidentemente impossibile dato che la Fontana fu realizzata prima. La spiegazione della curiosa posa è invece che all’epoca le sorgenti del Nilo erano sconosciute e per questo il suo volto è stato concepito velato.