James Safechuck, classe 1978, ha conosciuto Michael Jackson nel 1987 sul set di uno spot per la Pepsi-Cola, dove interpretava un bambino che entrava di nascosto nel camerino del cantante. In seguito Jackson lo ha invitato, accompagnato dai suoi genitori, come ospite nel suo Bad World Tour tra il 1988 e 1989. Nel 1994 è stato assunto come aiutante da Jackson sul set del teaser trailer per l’album HIStory e nel 1995 ha lavorato sul set del videoclip di Earth Song. Nel 2014 James Safechuck ha accusato Michael Jackson di presunti abusi sessuali tra il 1988 e i primi anni ’90, quando era minorenne. “Ancora oggi mi sento in colpa se ripenso a quel periodo. Era come se fossimo innamorati. Quando non ero con lui, pensavo a lui. Quando mi chiamava mi sembrava la cosa più bella del mondo. Sarebbe venuto da me e avremmo passato la giornata a fare shopping o saremmo andati a Westwood per passare qualche notte lì. Quindi eravamo come una coppia sposata”, ha raccontato Safechuk nel documentario Leaving Neverland.
Il “matrimonio” con Michael Jackson
Sarà trasmesso in Italia sul Nove, il 19 e il 20 marzo, il documentario Leaving Neverland, dedicato a Michael Jackson e ai suoi presunti abusi sessuali. James Safechuck sarà uno dei protagonisti del programma, essendosi impegnato a raccontare il suo rapporto con la star internazionale. James ha raccontato delle verità sconvolgenti sul legame con Michael. Pare, infatti, che Neverland sia stata acquistata proprio per lui, con il puro intento di aggredirlo in alcuni nascondigli della casa. “Mi sono unito a Jacko in una cerimonia nuziale nella sua camera da letto quando avevo 10 anni. Era come se fossimo innamorati. Lui mi ha manipolato. Mi piacevano gli oggetti preziosi e andavamo a comprarli insieme fingendo che fossero per delle donne”, ha rivelato Safechuck. James ha anche aggiunto un dettaglio sui gioielli, sostenendo che fossero il suo premio. Michael Jackson glieli avrebbe regalati se lui si fosse impegnato in atti sessuali con lui. Questo e molto altro sarà raccontato nel documentario che ha sconvolto l’America.
Paris Jackson e il tentato suicidio. Colpa di James Safechuck?
I racconti di James Safechuck in Leaving Neverland, accompagnati da quelli di Wade Robson, anche lui impegnato in una lotta postuma contro Micheal Jackson da cui sostiene di aver ricevuto abusi sessuali, non hanno lasciato a bocca aperta solo lo Stato Americano. Anzi, a soffrire di più sono stati coloro che Michael lo hanno amato, come i suoi figli. Almeno in base a quanto affermato dal sito internet Tmz, che ha riportato la notizia di un ricovero di Paris Jackson, figlia del cantante, per aver tentato il suicidio. Dietro il gesto, secondo fonti vicine alla famiglia e riportate da Tmz, ci sarebbe stato proprio il dolore di Paris nel sentire James dire quelle cose sul suo papà. Paris è stata salvata grazie a una telefonata ricevuta dai medici proveniente dall’abitazione della ragazza a Los Angeles. Secondo Tmz, la giovane Jackson avrebbe tentato di togliersi la vita tagliandosi le vene. Un’ora dopo la diffusione della notizia, però la stessa Paris Jackson ha smentito. La bufala è stata smascherata con un retweet del post di Tmz accompagnato dalla frase “f**k you you f**king liars”.
Louis Vuitton contro Michael Jackson
Le dichiarazioni di James Safechuck e Wade Robson in Leaving Neverland hanno portato scompiglio anche a casa Louis Vuitton. La maison ha infatti ritirato dal mercato dei pezzi ispirati a Michael Jackson, il cui modo di vestire era stato fonte di creatività per alcuni prodotti firmati da Virgil Abloh. La decisione è arrivata all’indomani delle polemiche che hanno accompagnato la distribuzione di Leaving Neverland. Michael Burke, CEO di Louis Vuitton, ha affermato, a nome dell’intera azienda, di aver trovato le accuse mosse da James Safechuck e Wade Robson profondamente inquinanti e impossibili da ignorare, soprattutto per un marchio come Louis Vuitton che ha così a cuore la sicurezza dei bambini. A nulla sono servite le spiegazioni di Abloh, che ha precisato di essersi ispirato al Michael Jackson pop star, non a quello che ha fatto o non ha fatto come persona. Nonostante questo anche lo stilista si è reso conto di quali reazioni emotive possa aver creato una collezione ispirata a un personaggio accusato di abusi e violenze così orribili.