«Papà Bud Spencer si definiva un dilettante di successo, aveva una curiosità immensa per tutto e tutti, l’ha voluta fino alla fine. Viveva di grandi passioni»: comincia così il suo personale ricordo di papà Carlo su La Verità, il figlio Giuseppe Pedersoli, scrittore e sceneggiatore uscito nelle librerie di recente con un thriller politico tutt’altro che banale “Il patto col diavolo” dove ripercorre i guai dell’Italia di oggi non solo nella politica ma in tutte le meschinità che albergano nell’animo umano. Il papà però rimane artefice e guida di tutta la sua vita, anche ora che non c’è più: «ha vissuto molte vite e le ha amate tutte», partendo come campione olimpionico di nuoto e continuando con la carriere che poi tutti ricordiamo, nei film cult con Terrence Hill nei ruoli che renderanno Bud Spencer icona italiana per sempre nel cinema mondiale. «Un padre splendido ma quando eravamo bambini non c’era quasi mai, abbiamo imparato a condividerlo con i fan e mentirei se dicessi che è stato semplice, ma ci siamo riusciti. È stata la mamma a tenere insieme la famiglia: è una donna piccola e fortissima, la loro è stata una grande storia d’amore, fidanzati per lungo tempo, dandosi solo qualche bacio e poi sposati per 56 anni».



IL MISTERO DELLA MORTE

Per Giuseppe Pedersoli il ricordo del padre si vede oggi in quello che la sua famiglia ha tratto come insegnamento ed esempio: «papà ci ha trasmesso valori molto solidi, primo tra tutti il senso di famiglia. Ci ha insegnato ad ascoltare senza giudicare e a disprezzare la violenza: era un uomo umile», racconta ancora alla collega Catia Donini sulla Verità, «era un uomo umile anche se non modesto, non ha mai fatto capricci da star. Non amava il gossip e non è mai finito sui giornali se non per il suo lavoro». Dai fagioli al cinema impegnato, dai cazzotti all’amica profonda con Terrence Hill (che chiamava sempre dopo ogni prima puntata di Don Matteo, serie che a Bud Spencer piaceva tantissimo): amatissimo in Italia e nel mondo, negli ultimi anni della sua vita dopo il ritiro dal cinema aveva preso ad approfondire le sue più grandi passioni, religione e musica. «Diceva che da cattolico era curioso anche id quello che avveniva con la morte», racconta ancora il figlio Giuseppe, «era come un ragazzino che smonta il giocattolo per vedere come funziona. Aveva bisogno di credere perché, per usare le sue parole, nonostante il suo peso da gigante si sentiva piccolo di fronte a quello che c’era intorno a lui. La sua ultima parola è stata “grazie”»



I FIGLI E LA POLITICA

Il mistero di Dio, il mistero della vita e il mistero dell’animo umano: non erano solo “cazzotti” la cifra di Bud Spencer e il figlio ci tiene a ricordarlo. «Oggi in Italia comportarsi onestamente sembra sia diventato un sacrificio masochistico» racconta amaro Giuseppe Pedersoli guardando a cosa accade oggi, «una società così è condannata» e anche la politica rischia di rimanerne soggiogata. Bud Spencer non amava il gossip ma non disdegnava il contesto politico, credeva che davvero qualcosa si potesse cambiare a partire dal singolo e passando per la collettività: «si candidò nel 2005 nel Lazio per Forza Italia dopo un incontro con Berlusconi. Ne aveva grande stima, diceva che quando si stima l’uomo già prima e poi lo si vede in politica allora lo si accetta, si ama e stop». Non fu eletto, nonostante 4mila preferenze, ma non si ritirò per questo: sostenne la figlia Cristiana nel 2013 nel PdL e riusciva comunque sempre ad amare la “cosa pubblica” senza rimanerne condizionato o influenzato. Come? Lo sentenzia ancora il figlio Giuseppe: «da napoletano verace quale era aveva un motto, una filosofia di vita racchiusa in una parola: futtetenne, un vocabolo che è anche il titolo di una sua canzone. Fregarsene, lasciar andare le cose: diceva sempre “io sono un futtetenne..».

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