Cari lettori “comicastrali”, ve lo confessiamo: l’astronomia non è mai stata il nostro forte. Pensate che, tanto per dirne una, da piccoli eravamo convinti che le abitanti di Venere soffrissero tutte di strabismo, che su Giove piovessero in continuazione saette e fulmini, che Nettuno fosse un pianeta disabitato (e perciò non vi abitasse… nettuno!) e che la Luna avesse questo nome per via di un antichissimo scienziato, il quale l’aveva osservata in cielo… un’ora dopo la mezzanotte!



E tuttavia, al netto della nostra scarsa dimestichezza con la materia, i rumors stellari ci hanno sempre interessato tantissimo: non a caso ci chiamiamo ComicAstri! E forti di questa atavica e siderale curiosità, siamo stati attirati da un paio di notizie che hanno acceso i nostri sensori intergalattici.

La prima, che come italiani ci rende davvero orgogliosi, riguarda Prisma, il satellite tutto Made In Italy dell’Asi (Agenzia spaziale italiana), lanciato cinque giorni fa dalla base spaziale di Kourou, nella Guyana Francese. Prisma è il primo satellite dotato di un sensore iperspettrale di tal potenza da essere capace di analizzare la composizione chimica di tutto quel che osserva: il tetto di una casa, il livello di inquinamento dell’acqua di un lago, la differente qualità dell’aria delle città, quantità e qualità di rifiuti smaltiti nelle discariche, lo stato di salute delle piante di un giardino, silhouette e misure della procace vicina di casa intenta a farsi una doccia. Anzi, proprio grazie alla sua strumentazione elettro-ottica di ultima generazione, Prisma può “spiare” qualsiasi cosa, tanto che sul primo prototipo, chiamato in codice “Guardone”, si era pensato di montare una potentissima lente a forma di buco della serratura. Poi, il lato voyageristico della missione ha prevalso sull’aspetto voyeuristico e l’idea è stata – opportunamente – accantonata. Pensate solo se la Nasa avesse… “nasato” la cosa!



L’altra news riguarda gli asteroidi. Che cosa sono? Quanti se ne contano? Sono tutti pericolosi? La Terra corre seri pericoli di collisione? E perché sui media le notizie che li riguardano trovano sempre… ampio spazio? A tal proposito, ci viene in aiuto, come al solito, il nostro Zingarelli, un vocabolario che sa tante cose perché le rubacchiate qua e là nell’universo (sebbene in modo preponderante qui sul nostro pianeta). “Gli asteroidi si chiamano così perché, per il loro ridotto diametro, stanno in rapporto ai pianeti come il peso di Asterix con quello di Obelix. Sono, infatti, piccoli corpi celesti, che sfrecciano nello spazio seguendo orbite per lo più eccentriche. Possono essere composti di silicio, di ghiaccio o di metalli vari. Secondo le ultime stime, nell’universo conosciuto potrebbero vagare più di un milione di asteroidi. I più importanti da conoscere? Cerere, perché è il più grande; Pallas, perché è l’unico che ha un gemello, chiamato “Du Pallas”; Schmidt, meglio noto come “Herr Schmidt”, perché staziona sempre ed esclusivamente sopra i cieli della Germania; Eros, che ha una forma assai conturbante; Braille, l’asteroide che finisce spesso nei buchi neri (cioè in un vicolo cieco); Rodari, meglio conosciuto come “il Gianni”; Pandora, corpo celeste a forma di vaso; Linear, facilmente riconoscibile per la sua traiettoria perfettamente rettilinea. Quanto alle possibili collisioni, tranquilli: al momento, gli asteroidi girano tutti alla larga dalla Terra”.



Grazie Zinga, per la preziosa delucidazione! E veniamo alla notizia: sugli asteroidi Bennu e Ryugu (così denominati perché scoperti da due pastori del Gennargentu?) sono stati trovati gli ingredienti della vita. Scrive l’Ansa (Agenzia News Solo Astrali): “Materiali ricchi di carbonio, indispensabili per ottenere i mattoni della vita, potrebbero essere giunti sulla Terra con l’impatto di asteroidi dalla composizione simile a quella di Bennu, il fossile del Sistema solare studiato dalla missione Osiris Rex della Nasa e descritto in sette articoli sulle riviste del gruppo Nature. Sorprese anche dall’asteroide Ryugu, raggiunto dalla sonda giapponese Hayabusa-2: i dati pubblicati sulla rivista Science indicano che l’asteroide potrebbe essere la ‘chiave’ per svelare il mistero dell’origine dell’acqua sulla Terra”.

Insomma, sugli asteroidi c’è vita. D’accordo, ma che vita è viaggiare su questi minuscoli agglomerati metallici a 32 chilometri al secondo? Ti avvicini a Plutone, che sulle mappe astronomiche è un puntino sperduto nell’universo, e non fai neanche in tempo a vederlo. Oppure passi accanto al Grande Carro, e manco riesci ad attaccartici! E poi… provate per un momento a immaginare una giornata su un asteroide. Ci si alza la mattina e la pipì è già un problema (va dappertutto). Idem per la doccia, anche se è vero che lassù i capelli bagnati si asciugano in un amen. Vietato sporgere la testa dal finestrino girando in auto. Ok al quotidiano acquistato in edicola, ma poi? Come fare a sfogliarlo? E a leggerlo? Per non parlare, infine, di quelle suggestive sere d’estate, quando ci si può liberare della propria moglie con un semplice: “Cara! Esco un attimo a fare due passi. Voglio godermi questo bel ponentino…”. Ponentino??? Ma dove??? Ma de che???