«Lo abbiamo voluto e avuto subito, è sempre stato un bimbo allegro», così il padre di Igor Maj ai microfoni de Le Iene, ripercorrendo la tragedia che ha colpito la sua famiglia per colpa del Blackout challenge. Prosegue Ramon parlando con Matteo Viviani: «A scuola andava bene e anche nell’arrampicata, lo hanno definito un leader. Era molto appassionato delle cose tecniche. Abbiamo costruito il letto a castello, la libreria, mi aiutava nei lavori nella casa di mia mamma. C’era un rapporto molto profondo tra me e lui, ho sentito questo affiatamento fino all’ultimo: il giorno prima della morte è stata particolarmente bella», sottolineando che Igor «ha cercato di acquisire sempre di più un ruolo paterno nei confronti di fratello e sorella». Fino all’amara tragedia: «Ho visto la scena e ho capito tutto: si è attaccato una corda intorno al collo e si è soffocato. Ho pensato a un suicidio ma mi sembrava impossibile! Non capivo cosa potesse essere successo, ignaro di questo mondo». Prosegue il genitore: «Ha semplicemente perso il controllo. Certezza che non fosse la volontà? Ne sono assolutamente convinto: il suicidio non ce lo si inventa così, è accompagnato da forme di depressione e ci sono dei segnali. Non è assolutamente coerente con tutto il suo quadro. Io alla sua età ero un ragazzo introverso, sfigato, senza amici e io avrei potuto essere un ragazzino influenzabile, lui no. Aveva tanti amici e sapeva condividere sentimenti molto più di quello che avevo saputo fare io alla sua età». Clicca qui per vedere il servizio. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



IL DRAMMA DI IGOR MAJ

La Blackout challenge scuote il web, un nuovo pericolo dopo il Blue Whale: Le Iene tornano a parlare del pericolosissimo gioco che ha portato alla morte il giovane Igor Maj. Il 14enne, deceduto lo scorso settembre 2018, è scomparso a causa di questa sfida web che consiste nel provocarsi da soli o con l’aiuto di qualcuno uno svenimento privandosi dell’ossigeno per qualche minuto legandosi qualcosa al collo. Igor si attaccò una corda al collo, procurandosi il soffocamento: «Io ho pensato al suicidio, ma mi sembrava impossibile. Non capivo cosa potesse essere successo», le parole del padre Ramon Maj ai microfoni di Matteo Viviani. Prosegue il genitore: «Mentre ero a lavoro ho ricevuto una telefonata della persona che ci aiuta in casa che mi ha detto che dovevo tornare perché Igor stava molto male», ma Ramon è giunto nell’abitazione quando il giovane era già morto.



BLACKOUT CHALLENGE, IL RACCONTO DI RAMON MAJ

Il padre di Igor Maj ha poi raccontato di non aver creduto in un primo momento alla possibile morte legata alla sfida web, ma poi ha scoperto che il figlio poco prima di morire aveva visto un filmato sul Blackout challenge. Prosegue Ramon Maj: «È sempre stato un bambino allegro, appassionato di arrampicata. A scuola andava bene, nello sport anche. Il giorno prima è stata una giornata particolarmente bella, abbiamo giocato insieme». Un dolore incredibile per il genitore, che ha poi aggiunto ai microfoni de Le Iene: «Ha semplicemente perso il controllo. La cosa che mi ha stupito è sapere che questa cosa qui i ragazzini la conoscono, la fanno, mentre io ne ero assolutamente ignaro». Un allarme, quello lanciato da Ramon, che riguarda tanti giovani ragazzi: sui social il Blackout Challenge è anche chiamato in altri modi, ad esempio “passing out”, “fainting game”, “space monkey”, “bum rushing” e “funky chiken”.



L’ALLARME LANCIATO DAL PADRE DI IGOR MAJ

«E’ una scelta di vita: sai che c’è un pericolo, è meglio informarlo e dire ‘guarda i rischi sono questi, puoi morire’, oppure nasconderlo e far finta che non c’è? Io penso sia meglio sapere e informare, perché i ragazzi comunque non è che vogliono morire» ha concluso Ramon Maj, che si è voluto rivolgere ai genitori dei giovani che potrebbero seguire le orme di Igor. Ramon ha spiegato inoltre che se avesse saputo di quel mondo fatto di pericolosissime sfide online ne avrebbe certamente parlato con il figlio e forse sarebbe riuscito ad evitare la tragedia. E non si tratta di un fenomeno destinato a scomparire a breve: basta scrivere sul web “blackout challenge” e ci sono tantissimi video che ritraggono giovani di ogni età e di ogni Paese intenti a superare questa pericolosa sfida.