Lidia Ravera è una delle protagoniste dello Speciale Le ragazze in onda sabato 20 aprile in prima serata su Rai3. Alla conduzione Gloria Guida pronta a raccontare l’evoluzione del nostro Paese, decennio dopo decennio, con la testimonianza diretta di alcune protagoniste femminili rappresentative di un aspetto storico o sociale del decennio di cui fanno parte. Tra queste c’è anche la storia di Lidia Ravera, ragazza degli anni ’60 rivoluzionaria a tutto a cominciare dalla famiglia. “Sono nata a Torino e nel 1968 avevo diciassette anni ed ero nell’età più fragile e nello stesso tempo più forte” ricorda la scrittrice “sono stati anni che ancora oggi contano e pesano, non è un caso che stiamo qui a parlarne”.
Lidia Ravera: “il mio ’68: ho scelto mia sorella contro i miei genitori”
La scrittrice racconta poi il suo ’68: “la ribellione fondativa del mio ’68 avviene qualche anno prima, avevo circa 14 anni. Mia padre trovò una lettera di mia sorella al suo ragazzo dalla quale si evinceva senza ombra di dubbio che avevano rapporti sessuali completi, ne venne fuori una mezza tragedia. Io mi stavo lavando i capelli, mia sorella è entrata in bagno e mi ha detto me ne vado, vado via da questa vita di mer*a, da questa famiglia e da questo paese. Ho visto la disperazione dei miei genitori per questa ragazzina di soli 17 anni che non tornava, ma non ho parlato, ho mantenuto e ho preferito e scelto il gruppo dei pari. Ho scelto mia sorella contro i miei genitori e quello è stato il mio 68”. Lidia Ravera ricorda gli anni dell’occupazione scolastica: “A scuola gestivo un seminario che si chiamava “contro la famiglia”, la mia ispirazione più autentica era proprio la lotto contra la gerarchia famigliare, contro l’ipocrisia e la sciatteria delle relazioni familiari”.
“Ribellarsi all’autorità genitoriale è fondamentale”
Lidia Ravera riflette anche sul mondo di oggi e sui social: “Ribellarsi all’autorità genitoriale è fondamentale per la costruzione del proprio io adulto. Vedo tutti su Facebook, genitori, figli, i vedo compiere gli stessi rituali e parlare con lo stesso linguaggio. L’unica ribellione dei ragazzini di oggi sia negarsi al rapporto, ma negarsi al rapporto è veramente rischioso, costruisce e genera solo solitudine”. Tornando al ’68, la scrittrice non ha alcun dubbio: “è stato un movimento politicamente importante: ha aperto la strada al femminismo e al rapporto tra cittadini e politica, si comincia allora a criticare la politica come un mestiere. Se tu sputavi sulla classe politica avevi in testa un modello di società alternativo”. Clicca qui per l’intervista completa