L’Aquila 3:32 – La generazione dimenticata, Lino Guanciale al timone del programma per ripercorrere quanto accaduto dieci anni fa, con un violento terremoto che devastò e causò morti nella città abruzzese. Intervistato da Radio Corriere Tv, l’attore ha ricordato: «La notte tra il 5 e 6 aprile del 2009 ero ad Avezzano, città dove sono nato e in cui vive ancora la mia famiglia, a meno di mezz’ora di macchina da L’Aquila. Mi trovavo lì perché ero andato a vedere una partita di rugby di mio fratello. Nonostante già all’epoca lavorassi tanto, a teatro, quando potevo cercavo di tornare a casa. Non riuscivo a farlo spesso, quella sera ce la feci. Mancavo da un po’ e scelsi proprio il 5 aprile per tornare. Solo per una pura fatalità quella sera non andai a L’Aquila in quanto non riuscimmo a metterci d’accordo con alcuni amici per fare serata lì, cosa che rientrava nelle nostre abitudini». Lino Guanciale ha poi aggiunto: «Come ho vissuto il ritorno a L’Aquila? Alcuni luoghi che hanno fatto parte della mia adolescenza oggi non esistono più e questa cosa mi ha schiantato. Il documentario ti invita a non dimenticare. Sembra una cosa banale, ma quando ti trovi per esempio a dovere progettare una casa o a dare il visto di sicurezza per un appalto, o ancora, a dovere avallare un certo modo di costruire, lì ti devi ricordare quello che è successo a L’Aquila, perché la maggior parte delle case cadute erano state costruite tra gli anni Sessanta e Settanta con cementi, materiali e tecniche non a norma».
Lino Guanciale, “Il mio terremoto”
Dopo l’enorme successo de La Porta Rossa 2, Lino Guanciale torna in tv, ma non da attore, bensì da giornalista. L’amatissimo Claudio Conforti de L’Allieva, tanto per citare uno dei suoi personaggi, condurrà il programma Lino Guanciale racconta: L’Aquila 3:32 – La generazione dimenticata, in onda venerdì 5 aprile su Rai Due. Come suggerisce il titolo, la trasmissione ripercorre le tappe del terremoto che ha devastato L’Aquila ormai dieci anni fa. “Mi sono calato con grande emotività e impegno in questo lavoro: sono andato sul campo, tra le macerie non ancora rimosse della città, ho fatto domande e ho ascoltato la voce di chi c’era, di chi è rimasto, di chi ce l’ha fatta”, ha detto Lino a DiPiù Tv. “Sono particolarmente coinvolto perchè io sono di Avezzano, un Comune poco distante da L’Aquila: sono figlio di quelle terre e quel giorno ero nella mia casa, con la mia famiglia, quando ho sentito le scosse”. Il documentario si concentra, in particolare, su alcuni ragazzi sopravvissuti al crollo della Casa dello studente, sotto la quale persero la vita cinquantacinque studenti. Ecco a cosa si riferisce la frase “generazione dimenticata”. “Per troppo tempo”, aggiunge Guanciale.
Lino Guanciale e il suo ricordo del terremoto
Lino Guanciale ricorda ancora in maniera nitida e intensa quella notte. “Mentre stavo dormendo sognai di essere sopra un treno, sballottolato dalle manovre delle carrozze. Mi svegliai di soprassalto e vidi i mobili, i quadri e le suppellettili ondeggiare, e poi cadere”, racconta. Immediatamente Lino corse dai genitori e dal fratello, che dormiva nella stanza accanto. La gravità dell’accaduto fu subito chiara, soprattutto per chi, come chi vive in quelle zone, è abituato a sentire la terra tremare sotto i propri piedi. “Ma una scossa del genere non l’avevamo mai sentita. Iniziammo subito a cercare di capire dove fosse l’epicentro del terremoto. Appena sentimmo che era L’Aquila iniziammo a chiamare amici e parenti per accertarci delle loro condizioni”, racconta Guanciale che, fortunatamente, non ha perso nessun familiare sotto le macerie. “Ma un compagno con il quale avevo giocato a rugby purtroppo non ce l’ha fatta”, continua a ricordare. Chi meglio di chi l’ha vissuto quell’evento così tragico può avere la capacità di raccontarlo ai telespettatori?
Da attore a conduttore? No, grazie.
Sempre nell’intervista rilasciata a DiPiù Tv, a Lino Guanciale viene chiesto se l’esperienza di conduttore possa rappresentare per lui una nuova strada da percorrere nella sua già molto rosea carriera. “Guardi, io sono un attore e tornerò a fare l’attore. Girerò la terza serie de La porta rossa: ci voleva una bella storia per convincermi e gli autori hanno scritto una trama intensa, avvincente”, ha rivelato Guanciale, che di solito non si spinge mai oltre la seconda serie di un progetto televisivo. Lo fa, ha confessato, perchè convito che dopo due stagioni i suoi personaggi siano già esauriti e che, perciò, anche il pubblico potrebbe non apprezzarli più come un tempo. Aveva anche precisato in più occasioni, però, che se fosse arrivato un progetto così forte da portarlo a pensare che c’era ancora qualcosa da dare al suo personaggio, sarebbe stato propenso a proseguire con una nuova stagione. Evidentemente La Porta Rossa, con il suo grandissimo successo di pubblico, è proprio quel progetto che Lino aspettava per cambiare idea.