Perché le relazioni affettive tra persone oggigiorno sono sempre più difficili da realizzare? Perché le coppie si disfano come petali di fiori sotto a un vento impetuoso? Qual è la causa della mancanza di fiducia nel fatto che una relazione possa durare tutta la vita? Lo scomparso filosofo Baumann parlava di “società liquida” dove tutto si corrompe e scorre via.
È un dato fattuale, confermato da analisi e studi statistici: ci si sposa sempre meno, anche le unioni civili hanno stime bassissime, non è un problema di matrimonio e usanze “vintage”. Proprio non si crede più che una unione possa durare in eterno: prima o poi saltano fuori i difetti l’uno e dell’altro, la noia, la routine. L’unica speranza è ricominciare continuamente daccapo, in una giostra senza fine dove si accumulano disillusioni su disillusioni. Non si tollera più il passaggio dall’innamoramento, quando tutto è bello, all’amore, dalla visione idilliaca e perfetta, basata sull’idealizzazione di sé e dell’altro, alla presa di coscienza della complessità della vita di coppia. E la coppia scoppia.
Un film bellissimo e incredibilmente profetico aveva anticipato tutto questo 15 anni fa, Eternal sunshine of the spotless mind (vincitore di un Oscar per la miglior sceneggiatura) bruttamente tradotto in italiano come Se mi lascio ti cancello, del geniale regista Michel Gondry. Protagonisti due straordinari Jim Carrey e Kate Winslet, quest’ultima probabilmente nella sua miglior recitazione della carriera. Molte scene dei due sono totalmente improvvisate, con ricordi di loro personali relazioni affettive che lasciano emergere spontaneamente.
Il titolo originale è stato preso dal poeta seicentesco Alexander Pope, un verso della poesia “Eloisa ad Abelardo”: “Com’è felice il destino dell’incolpevole vestale! Dimentica del mondo, dal mondo dimenticata. Infinita letizia della mente candida! Accettata ogni preghiera e rinunciato a ogni desiderio”. In particolare si tratta del verso “Infinita letizia della mente candida”. Eloisa e Abelardo sono i protagonisti realmente esistiti di una delle più tragiche storie d’amore del Medioevo. Lui, un frate, era il più noto educatore e insegnante di Parigi; lei, appena sedicenne, una nobildonna. I due si innamorano, ma la loro relazione causò scandalo enorme, tanto che lui venne evirato e lei rinchiusa in un convento. Ma non smisero mai di amarsi, combattendo ragione e religione, scrivendosi struggenti lettere per tutta la vita. Riposano uno accanto all’altro nel cimitero Père-Lachaise di Parigi.
Protagonisti del film sono invece Joel e Clementine: lui un modesto, umile e semplice impiegato; lei una eccentrica, insoddisfatta ragazza ribelle. I due si incontrano, si conoscono, si innamorano. Ma quella che sembrava una storia splendida, sprofonda presto nella routine, dove i difetti di uno e dell’altra prendono il sopravvento. La banalità del quotidiano, i capelli lasciati nel lavandino, la volgarità e l’ignoranza di Clementine, l’aria timida e indifesa di Joel, quegli elementi intollerabili che non permettono di legare i difetti insieme ai pregi, le incomprensioni e le carenze caratteriali. La storia finisce.
Ma qui la svolta geniale di un film tutto costruito su piani cronologici e mentali che si sovrappongono, evidenziando anche l’esistenza di traumi infantili che hanno inevitabilmente influenzato la loro adultità. Per sopravvivere al dolore della fine di una relazione, l’unica possibilità è cancellare ogni ricordo. Si rivolgono così a una ditta specializzata, che cancella la memoria: è così possibile evitare tutta la sofferenza scatenata nel periodo di una rottura, distruggere gioie e dolori, gli opposti che fanno una esperienza di coppia. E ricominciare daccapo, senza sensi di colpa: spazzare via tutto con un’operazione è l’unico modo per raggiungere “l’eterno splendore della mente pulita” perché apprendere dall’esperienza è, al contrario, un compito arduo che non garantisce risultati nell’immediato e implica un costo emotivo e cognitivo troppo alto per potersi lasciare alle spalle quello che è stato.
Dicevamo film profetico: oggi l’incapacità di accettarsi è quasi fenomeno di massa tra i giovani, di scommettere su una ipotesi di vita comune. Troppo lavoro, troppa fatica. Sia Clementine che Joel si sottopongono alla cancellazione della memoria, ma per Joel è estremamente difficile. I due si rincontrano senza ricordare nulla, lei ha un altro fidanzato. Poi per caso ascoltano i reciproci nastri registrati durante l’operazione di cancellazione di memoria, e riemerge il passato con le sue accuse e la sua violenza. Davanti allo shock della scoperta inizialmente Clementine fugge via, ma Joel la ferma. Hanno capito che vale la pena riprovare.
“Ripulire la mente” è una tentazione molto forte nei soggetti che portano una sofferenza lancinante da cui desiderano liberarsi in fretta e furia, così come il ritiro nella fantasia che diventa una strategia di adattamento inefficace e improduttiva, ma dalla quale è complicato separarsi, specialmente nelle fasi che seguono la fine della relazione. Il film di Gondry racconta tutto questo, con visionarie ed empatia che ancora oggi ne fanno una autentica opera d’arte.