Giuseppe Bertè è sempre stato raccontato dalla figlia Loredana come un uomo violento e misogino. Fin dai primi minuti della pellicola su Mimì, Io sono Mia, Giuseppe Bertè viene rappresentato così come descritto da Loredana. Rabbioso per avere una figlia il cui unico interesse fosse la musica e non le materie umanistiche quali lui insegnava. Un carattere aggressivo con la moglie, un uomo impulsivo che picchiava ripetutamente le sue tre donne. Mimì, però, crescendo, continuò a mantenere un rapporto con il padre anche dopo che decise di lasciare la madre. Giuseppe rivelò a Mimì di frequentare una nuova donna, si confidò con la figlia più grande, ma dopo l’uscita di “Padre davvero” i rapporti si inclinarono. Fu il produttore discografico Alberigo Crocetta a convincere Mimì a interpretare quel brano, il primo che fece prendere il volo a Mia Martini. (Agg. Camilla Catalano)



Un uomo di cultura, ma…

Tutto il contrario di un padre e di un marito amorevole. Loredana Bertè ha raccontato la vita in famiglia, il comportamento del padre Giuseppe nei suoi confronti, in quelli della sorella Mimì e della madre. Era l’ottobre del 2017 quando Giuseppe Bertè morì, ma quel lutto non scompose Loredana che raccontò quanto il professore di latino e greco non fosse un uomo paziente. All’età di 96 anni scomparve e la Bertè commentò così il lutto attraverso la pagina Facebook: “Padre davvero ma chi ti somiglia, ma sei sicuro che sia tua figlia? Astenetevi tutti dal farmi le condoglianze. Non ho avuto un padre e finalmente potrò far riposare Mimì dove Lei avrebbe voluto”. Loredana raccontò di un padre violento e misogino. Lei, al contrario della sorella, riuscì a evitare la furia dell’uomo, ma “Mimì ha rischiato la vita per un 4 in inglese, lei è scappata di casa e l’hanno ritrovata in stato di choc”. Anche nel film “Io sono Mia”, Giuseppe verrà rappresentato come un padre di cui essere terrorizzati? (Agg. Camilla Catalano)



“Mimì ha rischiato la vita per colpa sua…”

Io sono Mia” è il docu-film trasmesso martedì 12 febbraio in prima serata su Rai1 e dedicato alla vita di Mia Martini. Una storia in cui c’è spazio anche per Giuseppe Bertè, il padre di Mimì e Loredana Bertè. Una figura controversa quella di Giuseppe, insegnante di greco e latino alle scuole medie e successivamente alle superiori in provincia di Varese. “Un uomo che aveva una cultura sterminata. Citava i classici a memoria. Fu un educatore d’altri tempi, ma fu un educatore vero magari pretendeva che i ragazzi gli dessero del lei e non era indulgente con chi non lavorava, con chi non studiava. Ma credeva profondamente nel valore dell’insegnamento, nell’importanza per gli studenti di avere una formazione solida. E soprattutto nell’importanza che i ragazzi sapessero assumersi responsabilità facendo il loro dovere. Nessuno sconto”. Sono queste le parole con cui la gente che ha conosciuto e incontrato il padre di Mia Martini lo vuole ricordare. Differente il ricordo di Loredana Bertè.



Loredana Bertè: “Ho visto mio papà che prendeva a calci mia madre”

Di tutto altro tipo il ricordo di Loredana Bertè del padre Giuseppe Bertè. La regina del rock durante un’intervista rilasciata a Maurizio Costanzo ha rivelato: “Ho visto delle scene che nessuno dovrebbe vedere. Ho visto mio papà che prendeva a calci mia madre per farla abortire all’ottavo mese di gravidanza. Era un bastardo, sono contento che sia morto”. Anzi nel giorno della scomparsa del padre, la cantante ha pubblicato sui social un messaggio chiaro e coinciso: “Padre Davvero ma chi ti somiglia ma sei sicuro che sia tua figlia?” Astenetevi tutti dal farmi le condoglianze”. Una richiesta esplicita a chi aveva riempito la sua bacheca dei social di messaggi di cordoglio.

Loredana Bertè: “Non ho avuto un padre”

“Non ho avuto un padre e finalmente potrò far riposare Mimì dove Lei avrebbe voluto. #padredavvero”. Con queste parole Loredana Bertè ha commentato la morte del padre Giuseppe Bertè. Ospite de L’Intervista di Maurizio Costanzo, la cantante ha rivelato alcuni retroscena davvero terribili della sua infanzia e di quella di Mimì: “Lei diceva che aveva un buco nero al posto dell’infanzia, io invece a sei anni mi ricordavo già tutto. Sono stata fortunata a imparare subito a non prendere botte, perché era il classico padre padrone. Non l’ho mai chiamato né padre né in nessuna maniera. Mi sono arrabbiata dopo che per un quattro in inglese mia sorella Mimì ha rischiato la vita, perché è scappata di casa per il terrore di prendere le botte ed è rimasta per quattro giorni in mezzo a dei rovi, tutta ferita. L’hanno ritrovata in stato di choc”. Poi il ricordo della sorella Mia Martini: “Nelle giornate particolarmente violente mi portava al luna park per farmi uscire di casa. Mi manca disperatamente. Ho dei rimpianti, quello di non averle detto abbastanza ti voglio bene, ma il mio rimorso più grande è non averla stretta mai, non averla mai abbracciata. Quando è morta è morta anche una parte di me”.