«Sono stato molestato anch’io». Claudio Amendola lo rivela nell’intervista rilasciata al Messaggero. L’episodio risale a molti anni fa: era un ragazzo quando una donna più grande lo approcciò. «Una donna più grande approfittò del suo potere per saltarmi addosso». E l’attore come ha reagito? «Che dovevo fare. Ce so’ stato». Quando si parla di mobilitazione anti-molestie si schiera dalla parte delle donne: «Qualunque denuncia è sacrosanta. Ma bisogna educare i maschi a rispettare l’altro sesso. E lo dice uno che ne ha viste tante: uomini molestatori e donne all’assalto degli uomini». Nell’intervista ha commentato la scelta della moglie Francesca Neri di lasciare il cinema per dedicarsi alla famiglia, mentre lui ha rinunciato ad una promettente carriera americana. A tal proposito Claudio Amendola ha spiegato: «Francesca ha scelto di dedicarsi a me e a nostro figlio Rocco. E non la ringrazierò mai abbastanza. Quanto a me, pur avendo lavorato con dei registi stranieri, non ho mai pensato di trasferirmi all’estero». (agg. di Silvana Palazzo)
“Basta politicamente corretto: negro non è un insulto”
Claudio Amendola, protagonista della fiction Nero a metà, si racconta in un’intervista alla Nazione. Da finzione a realtà, da volgarità a razzismo, il passo è breve. Lui che interpreta Carlo Guerrieri, ispettore di polizia del rione Monti, ne sa più di qualcosa. È uno un po’ “ciancicato”, nella migliore delle tradizione di quel capitalismo (della Capitale) un po’ provinciale. Un personaggio “allergico alle regole e ai superiori”, dice Amendola. Corrisponde: è la descrizione ideale di almeno la metà dei poliziotti del commissariato di Rai 1. E della succursale Rai 2, se pensiamo a Rocco Schiavone. “È un capo amato dalla sua squadra, un uomo che ha anche una parte oscura, e anche a questo allude il titolo. Ha una ferita dentro di sé che ogni tanto si riapre e riprende a sanguinare, un segreto sepolto nel suo profondo che riguarda la sua vita privata, segnata dalla morte della moglie. Ed è proprio questo, il lato del personaggio che mi ha intrigato di più”.
Claudio Amendola, Nero a metà e il razzismo
Altro che Cesaroni: un Claudio Amendola così non l’avevamo mai visto. In Nero a metà dà il meglio di sé, conservando quell’aria da romanaccio rude e fascinoso. La “sua” Roma, in questa fiction, è inedita: “Mostriamo quella delle strade dell’Esquilino, zone vicino alla stazione Termini, colorato crocevia di razze dove raramente si gira, per le difficoltà oggettive che comportano quei luoghi”. Il tema portante è proprio questo: “Si parla di razzismo, di pregiudizi e integrazione in modo non convenzionale. Non se ne può più del politicamente corretto per cui dire ‘negro’ è considerato un insulto. Non lo è. Come non è offensivo dire ‘cieco’ piuttosto che ‘non vedente’. Io non sono assolutamente razzista, come non lo sono gli italiani, e si deve poter scherzare anche su questo. Abbiamo voluto sdoganare l’ironia su questi temi”. Durante le riprese, Amendola ha avuto un malore: “Avevamo inziato a girare il 14 settembre 2017, e mi sono sentito male il 27, quasi subito. Ma dopo una settimana a casa sono tornato sul set”. Quell’episodio ha completamente stravolto le sue priorità. Ora torna alla carica, sicuro che sarà un successo.