Cosa faresti se fossi il figlio di un presunto terrorista, ormai morto, e avessi le prove della sua innocenza? È il tema dalle serie tv Revenge che inizia proprio con questa frase: “Quando si subisce un torto ci sono due modi per affrontarlo: il perdono o la vendetta. E questa non è la storia di un perdono” e a seguito uno sparo. Il padre prima di morire in carcere affida al suo “angelo custode” delle prove per convincere la figlia della sua innocenza e vendicarlo. Così la ragazza, Amanda Clark, appena uscita dal riformatorio, cambia nome e finge di avere una vita che non è la sua, sotto falsa identità.
Inizia una serie di avvenimenti che le permettono di segnare una croce rossa sui volti di coloro che tramite la sua vendetta colpisce. Sa tutti i punti deboli perché sa che tutti nascondono un segreto: aver incastrato il padre, accusato di aver piazzato una bomba su un aereo. La sua unica colpa reale è stata quella di essere stato innamorato della donna che principalmente l’ha incastrato. Così Amanda, ormai sotto il nome di Emily, si trasferisce nella casa in cui viveva con il padre, casa sul mare, a pochi metri di distanza dal bersaglio principale: i suoi peggiori nemici.
Giorno dopo giorno, sparatorie, sotterfugi, omicidi, amori proibiti, crimini, sono al centro di questa serie thriller in cui tutto sembra possa succedere da un momento all’altro. L’ amore vero, per poco, la porterà fuori strada, per poi tornare alla sua aspra vendetta. Ogni stagione (quattro in tutto) è sempre più straziante, ma al tempo stesso affascinante: sempre nuovi personaggi vengono fuori e sempre più finiscono in carcere, e nella peggiore, o migliore, delle ipotesi, muoiono uccisi da Amanda, per giustizia. Sembra un gioco in cui lei decide che pedine muovere.
Una serie che si vede tutta d’un fiato, anche perché, ogni episodio termina con un colpo di scena, sempre inaspettato. In noi spettatori agisce l’humanitas, l’immedesimazione: e se fossimo noi Amanda cosa faremmo? Avremmo il coraggio di avere sulla coscienza il sangue di tutte queste “vittime”, oppure perdoneremmo? Porteremmo subito le prove dell’innocenza alla polizia o agiremmo in prima persona?
Amanda in questo crudo gioco non si indebolisce mai, tranne quando le viene detto che colpendo quei criminali sta facendo soffrire anche tanti innocenti, come il padre. La vendetta in questo caso è, nel vero senso della parola, sanguinosa, porta addosso tanta violenza. Per la ragazza il perdono non può essere una scelta possibile, non può metterle l’animo in pace. Ma come diceva una nota scrittrice, Laura Hillenbrand, “il paradosso del sentimento di vendetta è che ti rende dipendente da chi ti ha fatto del male, facendoti credere che ti libererai dal dolore solo quando farai soffrire i tuoi persecutori”. Ma sarà davvero così? Amanda si libererà dal suo dolore infinito?
Un finale inaspettato attende tutti coloro che decideranno di avventurarsi in questi avvenimenti mozzafiato.