Quando “Fahrenheit 11/9” è stato presentato al Toronto International Film Festival, The Hollywood Reporter ha dichiarato che la risposta critica è stata “complessivamente positiva”. L’Associated Press ha riferito che “i critici cinematografici di Toronto lo hanno acclamato come il film più importante di Moore da anni … anche se altri si sono chiesti se la sua retorica hitleriana non fosse troppo estrema”. Brian Tallerico di RogerEbert.com ha dato al film tre stelle su quattro, dicendo che “Fahrenheit 11/9 è in definitiva il miglior film di Moore da anni perché il suo messaggio è davvero semplice e apartitico: impazzire per qualcosa e fare qualcosa al riguardo”. Deborah Young di Hollywood Reporter ha detto che “gli obiettivi multipli e i molteplici fili che si intrecciano dentro e fuori da Fahrenheit 11/9 lo fanno sembrare meno concentrato di altri documentari di Moore… Ciononostante, il film è girato con la caratteristica passione del regista, il talento e il malvagio senso dell’umorismo”. Il film “Fahrenheit 11/9”, clicca qui per vedere il trailer, va in onda su La7 a partire dalle 21.15 e lo potremo seguire anche in diretta streaming grazie al portale della rete televisiva cliccando qui.
CURIOSITÀ SUL FILM
La prima serata di La7 di oggi, lunedì 5 novembre 2018, si apre al suo pubblico con la messa in onda della pellicola di genere documentario dal titolo Fahrenheit 11/9 che è stata prodotta nel 2004 negli Stati Uniti d’America ed è stata scritta, diretta e sceneggiata da Michael Moore che ne è anche il principale protagonista. I produttori del film sono stati Harvey Weinstein e Bob Weinstein mentre le case di produzione che hanno fatto parte del progetto sono Don Eat Dog Film e la BIM Distribuzione che ha gestito la distribuzione nel nostro Paese. La pellicola che a detta di Moore ha incassato oltre mezzo miliardo di dollari è il docufilm più visto nella storia della cinematografia mondiale. In tale contesto da segnalare che oltre l’imponente battage pubblicitario il film ha avuto molta notorietà grazie ai tentativi della Casa Bianca di bloccarne l’uscita. Una particolarità del film è la gioia del regista quando sono stati resi noti i Razzle Awards del 2004, la pellicola ne ha ottenuti ben quattro, diretti però gli eterni rivali di Moore. I premi che sono all’antitesi dell’Oscar sono andati infatti a Bush, alla Rice, alla coppia formata da Bush e dalla Rice e infine a Britney Spears, quest’ultima nella categoria attrice non protagonista. Alti anche gli introiti derivanti dal merchandising, migliaia infatti sono state le magliette vendute che riportavano il logo della pellicola, logo che recitava “La temperatura a cui la libertà brucia!” riferendosi al titolo del film.
NEL CAST MICHAEL MOORE
Fahrenheit 11/9
è una pellicola ascrivibile al genere documentario con connotazioni storiche che è stata diretta da Michael Moore. Il film è uscito nelle sale cinematografiche americane nel 2004 e si basa su un soggetto e sulla sceneggiatura scritti dallo stesso Moore che ripercorre la vicenda dell’attacco alle torri gemelle. Il cast di attori scelto da Moore non vede molti interpreti, oltre al regista che interpreta se stesso sono stati infatti usati spezzoni di repertorio dei vari personaggi famosi, a partire dal presidente Bush fino al segretario di Stato Condolezza Rice. Il film non è ascrivibile alle prime televisive essendo già stato programmato diverse volte all’interno dei palinsesti televisivi italiani, riscuotendo sempre un buon successo per via del tema trattato, esso andrà nuovamente in onda il 5 novembre alle 21.15 su La7. Ma ecco nel dettaglio la trama del film.
FAHRENHEIT 11/9, LA TRAMA DEL FILM DOCUMENTARIO
La pellicola è un vero e proprio stato d’accusa verso l’amministrazione Bush, essa si apre con l’annuncio della vittoria dello stesso Bush, con il regista che sottolinea come l’annuncio della vittoria sia stato dato ad urne aperte, cosa poco comune all’interno delle democrazie occidentali. Moore passa poi all’attacco alle torri gemelle, sottolineando come l’inquilino dello studio ovale fosse stato informato immediatamente del primo schianto, la sua reazione improntata alla tranquillità non ha fatto altro che fornire il tempo necessario ai terroristi per colpire la seconde torre, viene inoltre attenzionato il legame tra la famiglia del presidente e quella di Bin Laden, con il regista che afferma che 24 membri della famiglia del terrorista siano stati “esfiltrati” nei giorni successivi gli attacchi, senza che su di essi si procedesse a nessun tipo di indagine da parte degli organi federali, il regista ipotizza che l’ordine di partenza sia stato dato direttamente dalla Casa Bianca. Anche il servizio tra le forze armate del presidente viene messo sotto gli occhi indagatori di Moore, qui secondo il regista si è rafforzato il legame tra l’inquilino dello studio ovale e i sauditi, legame che ha portato a guadagni per milioni di dollari per la famiglia Bush nella sua interezza. Il passaggio successivo è quello delle motivazioni che hanno portato l’esercito americano in Iraq, si ipotizza che la guerra non abbia mai avuto una connotazione di liberazione, ma solamente un interesse affaristico per una parte della società americana. Non vengono risparmiate allo spettatore alcune immagini delle torture che alcuni soldati americani hanno perpetrato in medio oriente. Si passa poi ad ascoltare alcune storie di famiglie americane che hanno avuto lutti per la guerra, in particolare il regista intervista Lila Lipscomb, madre dell sergente Michael Pedersen ucciso a Kerbala. La donna mette il dito nella piaga affermando che le classi più deboli sono quelle più colpite dalla guerra, stante la mancanza di sbocchi lavorativi e la grande crisi economica, una crisi che non è stata fronteggiata dall’amministrazione Bush.