La scrittrice Lella Costa è una delle ospiti di Massimo Gramellini a le Parole della Settimana. Un’occasione per discutere e affrontare i temi più attuali, ma anche e soprattutto per parlare del suo ultimo libro “Ciò che possiamo fare”. Nei giorni scorsi a Parole D’Autore ha strappato applausi e attestati di stima per il racconto su Edith Stein, la filosofa nata da una famiglia ebrea e diventata suora di clausura nell’ordine delle Carmelitane scalze a Colonia. Una storia intensa, emozionante, a cui Lella Costa si sente legata: “Quando la mia agente mi parlò della proposta di raccontare la vita di Stein, al momento, vi posso giurare che pensai si trattasse di Gertrude, la grande scrittrice americana. Infatti ero entusiasta di poter andare a Parigi per lavoro. In quella città Gertrude visse per molto tempo. Poi, quando capii che si trattava di Edith, non mi tirai indietro” ha raccontato al Gino Tosi in occasione della presentazione.
Lella Costa: “Mi sono appassionata alla storia di una donna straordinaria”
Durante l’evento Lella Costa ha spiegato come sia nata l’idea del libro e di come si sia appassionata alla protagonista: “Questa è la storia di una straordinaria donna, vissuta in Germania tra la prima guerra mondiale e l’inizio della seconda guerra mondiale. Uccisa nel campo di concentramento di Auschwitz, perché malgrado fosse una monaca cattolica, era ebrea da parte di madre”. L’attrice ha raccontato la lunga fase di studio necessaria per la stesura del libro, con tanto di documenti, indizi storici e dettagli: “Non potevo scrivere la storia di una vita come una storica, perché storica non sono e così il libro è un po’ un confronto tra Edith e me, attraverso alcune mie suggestioni come il “pranzo di Babette” e “Piccole donne”. E’ un confronto tra il mio agnosticismo e la sua illuminazione religiosa”.
Lella Costa e quel suo lato ironico
Edith Stein, il personaggio del libro, sarà in qualche modo protagonista a Le Parole della Settimana. Lella Costa avrebbe tante cose da dire: “Ad esempio cambiò il proprio nome, quando entrò in convento, in suor Teresa Benedetta dalla Croce. Poi la Chiesa la fece santa per il suo martirio ad Auschwitz e dal 1999 è una dei sei compatroni dell’Europa”. Il racconto ha letteralmente fatto breccia nel cuore del pubblico della Costa, che nell’ultimo intervento a Parole d’Autore, ha chiuso con queste parole: “Io non so se Edith-Teresa si possa considerare una femminista. E’ però certamente vero che è sempre stata in prima linea per l’uguaglianza tra uomo e donna, in tutti gli ambiti”.