Paolo Borrometi, giornalista, poteva essere una delle ennesime vittime della mafia. “Un morto ogni tanto serve a calmare le acque”, sostiene in un’intercettazione chi voleva ucciderlo. “Volevano incendiare casa mia. Da allora la prefettura mi ha assegnato la scorta. Sono le prime persone che vedo la mattina e le ultime che vedo la sera; degli amici straordinari”. Però ammette: “Una vita sotto scorta è una non-vita”. Senza contare che gliel’hanno “promesso”: “Prima o poi lo uccideremo perché ci ha causato un danno di milioni di euro”. Di motu proprio, Sergio Mattarella lo ha decorato di un’onorificenza. Adesso la porta appuntata alla giacca: “Questa non è solo per me, ma per tutti i giornalisti che sfidano la mafia”. Poi racconta una storia di coraggio: “Poco tempo fa sono andato ospite in una radio locale. Non ho fatto in tempo a fare nomi e cognomi che hanno fatto partire la musica”. Insomma: l’hanno censurato. “La buona notizia è che un collega si è licenziato. Ha rifiutato i soldi di quella radio in nome della libertà di espressione”. [agg. di Rossella Pastore]
Il giornalista che sfida la mafia
Paolo Borrometi sarà ospite domenica 25 novembre 2018 a “Che tempo che fa“, il programma di successo condotto da Fabio Fazio nella prima serata di Raiuno. Il Presidente di Articolo 21 presenterà il libro “Un morto ogni tanto” pubblicato da Solferino, in cui racconta la sua esperienza. Dal 2014 Borrometi vive sotto scorta dopo aver denunciato alcuni intreccia tra mafia, politica ed imprenditoria nella zona tra Ragusa e Siracusa. Una decisione obbligata visto che non solo è stratto da uomini col volto coperto che l’hanno ferito alla spalla, ma anche perché ha rischiato di morire lo scorso aprile durante un agguato per fortuna sventato dai Carabinieri grazie a delle intercettazioni.
Paolo Borrometi: Un morto ogni tanto, il nuovo libro
Il nuovo libro, pubblicato in questi giorni, è nato dalle continue minacce intercettate durante quest’anno dalle quali si evinceva in modo chiarissimo l’obiettivo di Cosa Nostra: assassinarlo facendolo saltare in aria con una boma. Per il GIP Giuliana Sammarino si sarebbe trattato di: “un’eclatante azione omicidiaria” che, dopo che le indagini, sono riusciti a risalire al clan catanese dei Cappello. Classe 1983, Paolo Borrometi oggi scrive per l’AGI La Spia.it continuando la sua missione contro le mafie. Con le sue inchieste ha messo in luce sporci traffici segnalano i volti nascosti di alcuni personaggi legati a Cosa Nostra sia nella zona di Siracusa che Ragusa. “Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti!”. Nelle intercettazioni ascoltate dai Carabinieri si comprende subito qual è l’obiettivo di Cosa Nostra: uccidere il giornalista. Nonostante tutto però la sete di verità e giustizia di Paolo Borrometi non si è mai fermata; anzi il giornalista su La Spia.it continua a denunciare da anni gli intrecci tra mafia e politica e gli affari sporchi che fioriscono all’ombra di quelli legali. Il libro racconta inchieste che mostrano un quadro chiaro e allarmante di una mafia sempre sottovalutata, quella della Sicilia sud-orientale.