Il direttore d’orchestra Riccardo Chailly ha raccontato l’opera di Giuseppe Verdi, ‘Attila’, spiegando un personaggio dalle tante sfumature, mai scontato e molto profondo. Feroce, spietato e cinico. “Sicuramente, ma in egual misura anche tormentato dai suoi dubbi e da un mare di incertezze”. Per Riccardo Cahilly uno degli aspetti più intriganti di Attila è la sua solitudine: “In pratica è un uomo che corre in solitaria verso un baratro di morte” ha detto. Sul fatto che l’opera sia ancora così attuale nel 2018 c’è poco da sorprendersi: “Significa dire ancora una volta l’attualità di Verdi. Attila viene ricordato dalla storia per il panico e il terrore che portava con sé ma attenzione: l’opera sottolinea un Attila debole e perdente. Solo, perché tutti lo tradiranno, Odabella, Ezio e Foresto, coalizzati per avere vendetta”. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)
“UN OPERA PARTICOLARE”
Riccardo Chailly dirigerà questa sera “Attila” di Giuseppe Verdi, l’opera giovanile del musicista ottocentesco scelta per la Prima della Scala, l’oramai tradizionale evento inaugurale della stagione del teatro di Milano e che vedrà il direttore d’orchestra originario proprio del capoluogo lombardo continuare la sua sorta di ricognizione nell’opera italiana dopo che l’anno scorso si era cimentato con “Andrea Chenier” di Umberto Giordano. E “Attila”, andato in scena per la prima volta alla Fenice di Venezia nel lontano marzo del 1846 rappresenta una opera particolare nella produzione di Verdi dato che in seguito il musicista parmigiano nato a Roncole spiccò il definitivo salto nel firmamento dei grandi della scena operistica europea: e Riccardo Chailly ha parlato in toni entusiastici di questa scelta per la Prima della Scala dal momento che a suo dire rappresenta un lavoro di Verdi ancora “attuale”, nonostante risalga al periodo giovanile del musicista che in quel momento era ancora 33enne, ricordandone l’elevato valore del colore dell’orchestrazioni e le novità timbriche contenute in essa nelle due ore di durata.
“UN’OPERA ANCORA MOLTO ATTUALE”
Riccardo Chailly ha avuto infatti modo di recente di presentare “Attila” in vista della Prima della Scala 2018, esaltando da un lato, come detto, il genio di un pur ancora giovane Giuseppe Verdi e dall’altro alcune chicche di cui molti non sono a conoscenza: “Nell’opera c’è una romanza bellissima, ‘O dolore’, affidata a Foresto che Verdi aveva composto per la Prima scaligera e che poi non è mai più stata eseguita” ha ricordato il direttore d’orchestra con una punta d’orgoglio a proposito proprio di quella romanza che il pubblico meneghino potrà riascoltare. Tuttavia, non c’è solo la novità della partitura nella sua versione di “Attila” e che vedrà alla regia David Livermore: infatti, il direttore del Piermarini ha aggiunto che per questa Prima disporrà di un cast eccellente e che vede spiccare soprattutto il 42enne basso baschiro Ildar Abdrazakov, che sarà alla sua terza “prima” e che vestirà i panni di Attilia, e anche la 39enne soprano di origini spagnole Saioa Hernandez per la quale invece si tratterà del debutto alla Scala: “Un cast eccellente che è formato da voci ideali per quella che è una grande produzione” ha chiosato Chailly.
LE ANTICIPAZIONI A “CHE TEMPO CHE FA”
E il 65enne Riccardo Chailly è stato di recente ospite nel salotto di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” proprio per parlare di “Attila” di Giuseppe Verdi e dando alcune anticipazioni della Prima della Scala che, come da tradizione, questo 7 dicembre verrà trasmessa in diretta da Rai 1 a partire dalle ore 18. Il direttore d’orchestra ha aperto le porte del Teatro alle telecamere del programma, mostrandone il foyer e la sala e, in diretta dal palco, ha raccontato come sta vivendo l’attesa della “prima”: “Le prove sono iniziate quasi due mesi fa, ed è stato un lungo periodo di preparazione” ha spiegato Chailly, parlando della scelta di questa opera di Verdi come un percorso iniziato due anni fa con “Giovanna d’Arco” e che poi si concluderà tra qualche stagione con “Macbeth”. “Nella lettura del regista Livermore è impressionante il linguaggio di Verdi e la sua attualità” che proprio nel 2018 festeggia i suoi 40 anni dal debutto assoluto alla Scala dopo essere stato allievo di Claudio Abbado: e in un ricordo del direttore scomparso, Chailly ricorda la sua umiltà nei confronti dei testi e la serietà dei suoi studi.