“Ha la coda di paglia”. “Il Pd è un partito di destra”. “Dico quello che penso”. I toni si inaspriscono: Alessandro Di Battista provoca velatamente Fazio, che reagisce così: “Anche io dico quello che penso”. E ribatte convinto: “Il Pd è un partito di sinistra”. “Di destra”, corregge ammiccando Di Battista. Non è un lapsus: è una provocazione bella e buona. Il pubblico ride; a Che tempo che fa si teme la rissa. La raccolta delle firme contro il reddito di cittadinanza è una “mossa suicida” per il Pd. Polemico anche su Salvini: “L’abbiamo costretto a votare il reddito di cittadinanza. Mica male, no?”. Il leader leghista lo conosce poco: “Ci siamo sentiti/incrociati raramente”. Le idee sono diversissime, a partire dal caso Tav: “Spendere 20 miliardi di euro, quando occorrono infrastrutture, è una follia. Non c’è un treno per raggiungere Matera, la capitale della cultura, da Roma. Sono queste le priorità”. Tema immigrati: “Bisogna occuparsi delle cause, non soltanto degli effetti. L’immigrazione è un effetto; noi dobbiamo intervenire sulle cause”. Fazio incalza: “Sì, ma parliamo di persone, non di diplomazia”. E Di Battista non ci sta: “Non sono qui per difendere Salvini”. Qui la diretta video. [agg. di Rossella Pastore]



RITORNO IN ITALIA

Alessandro Di Battista sarà ospite oggi di Fabio Fazio a Che tempo che fa. Tornato da poco in Italia dal Guatemala, l’ex deputato grillino ha ripreso a battere il territorio per restituire nuovo impulso ad un MoVimento 5 Stelle che gli ultimi sondaggi danno in evidente difficoltà dopo i primi mesi di governo. Fiaccati dall’irruenza comunicativa di Matteo Salvini, i pentastellati fanno affidamento sulla verve di “Dibba” per lanciare la campagna elettorale in vista delle Europee di maggio, snodo cruciale per stabilire i nuovi rapporti di forza all’interno del governo M5s-Lega. E in tutto ciò il ruolo di Di Battista appare a dir poco cruciale: secondo diversi retroscena, in sintesi, all’ex deputato spetta il compito di dire tutto ciò che Luigi Di Maio in qualità di vicepremier non potrebbe. In qualità di battitore libero Di Battista può permettersi di punzecchiare Salvini quando serve senza per questo provocare frizioni tali da mettere a rischio la compagine governativa. Una spina nel fianco per il leghista e un sostegno per il capo politico M5s.



ALESSANDRO DI BATTISTA CANDIDATO ALLE EUROPEE?

Nelle scorse settimane si era diffusa con forza una voce secondo cui Alessandro Di Battista sarebbe stato il nome del M5s da spendere come commissario europee dopo le elezioni del prossimo maggio. Rumours che a dirla tutta il diretto interessato ha bollato qualche giorno fa come “sciocchezze”, smentendo pure che nel suo futuro possa esserci una partecipazione in qualità di ministro dell’esecutivo Conte. Diverso il discorso che riguarda il suo coinvolgimento futuro nella vita politica del MoVimento 5 Stelle: Di Battista non ha infatti chiuso categoricamente all’ipotesi di potere essere in futuro il nuovo leader pentastellato. Parole che di certo non avranno fatto molto piacere a Luigi Di Maio, il quale per il momento ha intenzione di sfruttare “l’effetto Dibba” così come accaduto pochi giorni fa in occasione di un viaggio in macchina a Strasburgo che ha ridestato gli entusiasmi dell’ala movimentista dei grillini, solleticata dalla proposta di chiudere la sede del Parlamento Ue.



ALESSANDRO DI BATTISTA, LA POLEMICA CON LA BOSCHI

Nei suoi mesi in Sudamerica sembra chiaro che Alessandro Di Battista non abbia perso la voglia di inserirsi all’interno di polemiche politiche alle volte anche aspre per i toni utilizzati dall’ex deputato grillino. Ne è un esempio l’attacco indirizzato a Maria Elena Boschi dopo la presentazione del “Decretone” contenente reddito di cittadinanza e quota 100. L’ex ministra del governo Renzi aveva commentato:”Dice Di Maio che col reddito di cittadinanza da oggi cambia lo Stato Sociale. La colonna sonora infatti diventa ‘Una vita in vacanza”. Dura la replica di Di Battista:”L’atteggiamento radicalchic rappresenta la loro morte politica. Partecipano alle cene da 6.000 euro a tavolo e scrivono queste stupidaggini trattando le persone che vivono in povertà come semplici fancazzisti. Gli italiani ormai li odiano e neppure se ne rendono conto. Continuano imperterriti nella strada dell’arroganza. Si guardano l’ombelico, al massimo lo sguardo lo rivolgono solo verso l’ultima borsa di Hermes acquistata ‘per far girare l’economia’ e appesa nell’armadio in mezzo alla naftalina. Ma la verità è che sotto naftalina ormai ci sono loro. Conserviamoli per i posteri. Affinché i futuri uomini politici sappiano come non diventare mai”.