Ciao Darwin e Paolo Bonolis si espongono a possibili autogol durante la seconda puntata di stasera che mette di fronte Family Day e Gay Pride. Questo perché ci troviamo di fronte a diverse situazioni che possono portare a doppi sensi che possono portare a dei rischi. Sono nate un po’ di polemiche attorno a una battuta di Luca Laurenti che durante la preparazione per il viaggio nel tempo, chiede a un ragazzo omosessuale se anche lui si deve accomodare dietro in macchina. Sicuramente uno scivolone che ci potevamo aspettare da una serata come questa, che mette in imbarazzo Paolo Bonolis. Il conduttore infatti non sottolinea la battuta del maestro, come fa sempre, ma tira avanti e non ride. I social network però sono sempre impietosi e di fronte a queste sottili freddure non si fermano e commentano sempre con grande ironia. Vedremo come si concluderà una puntata che sicuramente era molto complessa ancor prima di iniziare. (agg. di Matteo Fantozzi)
CIAO DARWIN FA ANCORA RIDERE?
Paolo Bonolis porta avanti la seconda puntata di Ciao Darwin 2019, ma il pubblico non è tutto d’accordo nel confermare che il programma funzioni ancora. Nonostante i buoni ascolti della prima puntata alcuni sottolineano come le gag sanno di visto e rivisto, non pungono e sembrano essere un po’ stanche. Paolo Bonolis fa il suo, ma alcune scenette le abbiamo viste davvero troppe volte e questa trasmissione avrebbe evidente bisogno di una sterzata. Se Vujadin Boskov amava dire “squadra che vince non si cambia”, va anche sottolineato che se passano gli anni i calciatori invecchiano ed è necessario inserirne dei nuovi. Passando questa metafora dal mondo pallonaro a Ciao Darwin verrebbe da dire che alcune prove e alcune situazioni meriterebbero di uscire dalla trasmissione per essere sostituita da nuove. C’è anche da dire che però alcuni siparietti sono rimasti storici ed è difficile trovare qualcosa di nuovo che non faccia venire nostalgia del passato. (agg. di Matteo Fantozzi)
“CIAO DARWIN NON È TRASH”
Paolo Bonolis, stasera sarà il conduttore della seconda puntata di Ciao Darwin 8, in onda sulla rete ammiraglia di Casa Mediaset. Intervistato tra le pagine de La Stampa, ha esordito raccontando proprio il tema della serata, la sfida sarà tra le squadre Gay Pride, capitanata da Vladimir Luxuria, e i Family Day, con il ritorno di Povia. Il tema è delicato e il conduttore, vuole donare al pubblico qualcosa di importante trattandolo in maniera “leggera”: “Magari può essere utile. – spiega – Le contrapposizioni ideologica, culturale, politica, religiosa, sentimentale creano solchi e distanze. Se poi ci mettiamo il bombardamento quotidiano che incita alla divisione, come una goccia cinese che alla fine riesce a bucare le teste, grazie anche ai pregressi storici che l’hanno fatta maturare. Quindi, se scherziamo su un tema così importante, è possibile che passi l’idea che l’amore è amore, e che si può condividere”. Lo show del venerdì sera è molto faticoso ma appare come un disegno morale trasversale ai tempi “che comunque male non fa”.
Paolo Bonolis: “Ciao Darwin trash? Il problema delle etichette…”
Ciao Darwin è davvero trash come si dice? Per Paolo Bonolis il problema sono le etichette: “Quella del trash è l’etichetta di Darwin: che certo, lo racconta, ma lo fa consapevolmente. Il trash vero è quello inconsapevole: e allora fa paura”. Altro stereotipo? Il trattare male gli ospiti nei confronti dei difetti fisici. “Un’altra etichetta. Io la chiamerei piuttosto assenza voluta di ipocrisia. E infatti gli ospiti lo capiscono perfettamente, nessuno se la prende mai. Anzi, mi sono grati, loro e i telespettatori, perché non uso quel linguaggio per me ormai insopportabile, del politicamente corretto televisivo”. E se disponesse di una bacchetta magica, proporrebbe al suo pubblico un programma di divulgazione: “Letteratura, cinema, scienze, arti figurative, quel che si vuole: il bello sarebbe affrontare ogni argomento senza incrostazioni né mistificazioni”. E sulla possibilità di rifare Sanremo? “Ma proprio no. E non solamente per un problema logistico, è chiaro che gli spazi del Teatro Ariston non sono più adeguati ai tempi. Non c’è più un mercato discografico. Si pensa solo ai brani che possono andare in radio. Insomma, non dico che non vada bene: dico che non mi interessa”.