L’intervista di Isabella Ferrari a Domenica In si è trasformata in una confessione quando ha rivelato a Mara Venier e i suoi telespettatori di aver trascorso un periodo terribile, quello in cui ha scoperto di essere malata. L’attrice ha spesso temuto di non farcela, ma dopo un lungo periodo di riabilitazione è riuscita a mettersi il peggio alle spalle. Tutto è cominciato l’8 maggio, quando appena sveglia si è accorta di non avere più sensibilità alle gambe. «Speravo non si trattasse di un male mortale», ha dichiarato Isabella Ferrari su Raiuno. L’attrice, che non ha voluto svelare il nome della malattia per evitare che i telespettatori la andassero a cercare su internet rischiando di fare autodiagnosi sbagliate, ha raccontato di aver aspettato tanto per avere una diagnosi definitiva. Quando ha capito cosa aveva per assurdo ha vissuto con liberazione quel momento perché così poteva tornare a dedicarsi con serenità alla sua famiglia. «Il fare non mi ha fatto pensare». Ma il periodo di riabilitazione dalla malattia autoimmune è stato lungo e faticoso: «È stato un periodo molto duro, la paura che vedevo negli occhi degli amici, della famiglia, delle persone che mi volevano bene… Non ho mai perso la mia quotidianità». (agg. di Silvana Palazzo)



“LA MIA MALATTIA? IL PERIODO PIÙ DIFFICILE”

“Era una mattina della festa della mamma, mi sono svegliata e non sentivo più le gambe”. Ha inizio con queste parole il racconto con il quale Isabella Ferrari ha ripercorso a Domenica In il calvario vissuto con la sua malattia. “Le mie gambe non sapevano dove andare – ha ricordato l’attrice –  non avevo sensibilità e avevo dolori molto forti”. Nella ricerca della diagnosi, quello che oggi definisce come “il periodo più difficile”, la Ferrari si è spinta lontano da Roma, ma ha poi trovato la risposta alle sue domande in una clinica non troppo lontano da casa: “è una malattia autoimmune, rara, è stato molto difficile trovarne la ragione la terapia. Non dico il nome perché su internet ci sono molte cose che fanno paura, però da qualche anno c’è una terapia buona, qualche anno fa era mortale”. In quei giorni di cure e attesa l’attrice ha rivelato di non aver mai perso la speranza: “è stato un periodo in cui ho tenuto molto duro, avevo molta forza (…) non ho mai perso la quotidianità”, ma a regalarle una nuova vita è stata la terapia: “la ricerca è stata fondamentale. A Telethon ho accettato di venire perché per me era importante”.(Agg. di Fabiola Iuliano)



“SAPORE DI MARE? A UN CERTO PUNTO MI SONO RIBELLATA A QUEL SUCCESSO”

Isabella Ferrari non ama concedersi alle telecamere ed è di natura molto timida, ma ha scelto di raccontarsi a Domenica In in un’intervista a tu per tu con Mara Venier. Nel suo racconto i primi passi nel mondo del cinema: “Sicuramente sono arrivata a fare questo mestiere un po’ per sbaglio, perché non l’ho pensato, non ho fatto delle scuole”, ricordando quella timidezza che non l’ha mai abbandonata: “in fondo fare l’attrice, mettere una maschera, ti salva. Sono ancor un po’ insicura, ma vado un po’ meglio di una volta”. Isabella Ferrari ha ripercorso il primo provino con Gianni Boncompagni, dal quale con il tempo ha appreso l’arte dell’autoironia: “volevo avere successo, non avevo le idee chiare, al provino ho portato una canzone, ma lui mi disse ‘no, non ce la farai mai'”; poi ha ricordato l’incontro con Carlo Vanzina, ripercorrendo alcune scene del film Sapore di mare: “mi fa molta timidezza rivedermi così piccina, questo film ha fatto sognare e continua far sognare per generazioni”. E sui motivi che in passato l’hanno portata prendere le distanze dalla pellicola ha rivelato: “Ho avuto molto successo inaspettato. La gente per strada mi chiama Selvaggia e anche i film che mi arrivavano erano su quel filone lì, quindi c’è stata una ribellione a quel successo (…) ho cominciato ad andare da un’altra parte”. (Agg. di Fabiola Iuliano)



“CARLO VANZINA? UN SIGNORE DOTATO DI UNA DOLCEZZA INFINITA”

Isabella Ferrari, pseudonimo di Isabella Fogliazzi,  quando ottenne il ruolo della bellissima Selvaggia per Sapore di mare, commedia scritta da Enrico Vanzina e diretta da Carlo, era poco più che un’adolescente, ma il suo talento e il suo fascino l’hanno consacrata immediatamente tra le dive del panorama cinematografico italiano. Oggi pomeriggio sarà tra i protagonisti di Domenica In per raccontarsi in un’intervista a 360 gradi, alla scoperta del suo passato, la sua carriera, ma soprattutto la sua vita privata. La Ferrari, in questi giorni al cinema tra i protagonisti del film In viaggio con Adele, scritto da Nicola Guaglianone e diretto da Alessandro Capitani, questa sera presiederà alla Festa di Roma, che a tre mesi dalla morte di Carlo Vanzina rende omaggio al suo ricordo con una mostra fotografica in via Condotti e la proiezione di Sapore di mare. La Ferrari, infatti, da quel lontano 1983 di strada ne ha fatta parecchia, ma non ha mai dimenticato quel ruolo e l’affetto che la legava a Carlo Vanzina.

iSABELLA FERRARI “QUEL FILM MI CAMBIÒ LA VITA”

Isabella Ferrari non ha dubbi e a poche ore dalla sua partecipazione alla Festa di Roma rende omaggio a Carlo Vanzina ricordando il suo primo ruolo nel cast di Sapore di mare. “Quel film cambiò la mia vita”, rivela l’attrice, “mi presentai al provino accompagnata da mia madre che teneva moltissimo che lavorassi nel cinema”. Isabella Ferrari, che ricordando quel periodo tra le pagine de Il Messaggero rivede se stessa come “una bella ragazza inconsapevole, sbarcata a Roma dalla natìa Piacenza”, rivela che quella era la sua prima esperienza sul set e che fino a quel momento la sua unica esperienza nel mondo dello spettacolo era stata la conquista della fascia di Miss Teen ager: “non avevo mai frequentato una scuola di recitazione, non sapevo nulla dello spettacolo né cosa aspettarmi”; al suo primo provino, però, ad attenderla c’era Carlo Vanzina, che la “colpi moltissimo”: “si dimostrò un signore dotato di una dolcezza infinita. Gentile, paziente, cercò subito di mettermi a mio agio chiedendomi dei miei studi, della mia famiglia, dei miei amori – ricorda Isabella Ferrari – Non si trattò di un vero provino, piuttosto di un’intervista condotta con delicatezza e rispetto. Non sempre, in seguito, avrei incontrato dei registi altrettanto squisiti”.