Si chiama “manovra di Kristeller” la pratica ostetrica eseguita durante il parto in contemporanea con la contrazione finita sotto la lente d’ingrandimento dopo un servizio di Striscia la Notizia realizzato dall’inviato Moreno Morello (clicca qui per il video)che ne ha messo in luce i rischi. Non è un caso che il Ministero della Salute ne sconsigli caldamente l’applicazione, che si traduce nella pressione sull’utero materno con lo scopo di facilitare l’espulsione della testa fetale in fase espulsiva avanzata. Questo tipo di manovra, però, secondo molti studi mette a repentaglio tanto la mamma quanto il bambino portato in grembo, e per questo motivo può essere eseguita soltanto in presenza di precise condizioni mediche, dal momento che il rischio di una rottura d’utero e di asfissia del feto è molto elevato. Trattandosi di una manovra così delicata, la Kristeller dovrebbe essere registrata analiticamente sulla cartella clinica ogni volta che viene eseguita: eppure questo non accade. E’ per questo motivo che in ambienti medici si è solito parlare di “manovra invisibile”…
MANOVRA DI KRISTELLER, ESEGUITA DURANTE IL PARTO: I NUMERI
Il Ministero della Salute conferma che “a livello di flussi informativi non è prevista la rilevazione della manovra di Kristeller“: il motivo è presto detto, essendo questa una pratica sconsigliata, il suo utilizzo in termini percentuali dovrebbe essere risibile. Eppure il ritratto che emerge da un’indagine Istat è ben diverso: il 22,3% delle mamme intervistate ha dichiarato infatti di aver subito la manovra di Kristeller. Numeri che aumentano enormemente secondo l’indagine svolta dal Collegio delle ostetriche di Reggio Calabria: in questo caso ad aver subito la manovra è stato infatti il 41% delle intervistate, a fronte di una registrazione in cartella clinica del 20% (meno della metà dei casi). Un vulnus da sanare a tutela delle mamme: quando sorgono delle complicazioni durante il parto, infatti, l’assenza della trascrizione in cartella clinica della manovra di Kristeller mette spalle al muro le pazienti. Si riuscirà ad intervenire?