La carriera di Valerio Mastandrea è iniziata per caso, accompagnando ad un provino un’amica. “Ho iniziato per caso accompagnando sul set Vera Gemma, una delle figlie di Giuliano. Il mio primo ciack è arrivato davanti ad un ospedale e ho pensato che questo lavoro mi potesse curare. Questo mestiere mi ha permesso di esprimere le mie emozioni”, racconta l’attore ai microfoni di Verissimo. La popolarità è arrivata anche grazie al Maurizio Costanzo Show a cui inviò un suo scritto che convinse il marito di Maria De Filippi che lo chiamò poi in trasmissione. “Inviò tutto e mi chiamarono dopo un paio di mesi”, ricorda Valerio Mastandrea che, ricordando i primi anni, ricorda quanto sia stato difficile abituarsi alla nuova vita. “All’inizio, quando incontravo qualcuno che mi riconosceva, sudavo, mi vergognavo e dovevo tornare a casa. Il passaggio dall’anonimato alla popolarità è un passaggio difficile. Ora la vivo meglio perché dopo tanti anni riesci a superarlo mentre ora i problemi sono diversi come andare in giro con tuo figlio e la gente ti chiede le foto”, spiega ancora. “Ma avevi un piano B?”, chiede Silvia Toffanin. “Ho ancora un piano B anche se non so quale sia”, aggiunge ancora (aggiornamento di Stella Dibenedetto).



“HO SEMPRE DETTO NO A FICTION E PUBBLICITA’, MA…”

L’attore Valerio Mastandrea, uno dei più apprezzati nel panorama italiano, si racconterà quest’oggi ai microfoni del programma Verissimo, il salotto di Silvia Toffanin in onda ogni sabato pomeriggio su Canale 5. Mastandrea si è messo per la prima volta dietro la cinepresa nella sua opera “Ride”, un film che tratta diversi temi, come il lavoro e le battaglie sindacali: «Sono contento anche dei difetti di quel film – ha ammesso lo stesso attore in un’intervista rilasciata ai microfoni del Corriere della Seraaverli commessi e averli analizzati, mi servirà per il prossimo. Ride è un film anomalo. Non c’è lucro, non c’è nessuna seduzione e nessun aiuto nei confronti dello spettatore». Una risposta che lascia un po’ stupito il giornalista, che a quel punto chiede a Mastandrea “Ti pare un pregio?”. Lui replica dicendo: «Uso canali di verità e di lealtà. Non sottovaluto il pubblico, lo rispetto e gli dico: quel silenzio, quella battuta li puoi interpretare tu da solo». Il 47enne della Garbatella ha partecipato recente al film I Tre Moschettieri, una scelta motivata così: «Non bisogna perdere il gusto per il divertimento. Una scelta leggera per tirare il fiato ci sta. Sarebbe bello avere la carriera di Takeshi Kitano, che faceva la tv comica e poi sfornava film come Sonatine». Mastandrea ha sempre detto no a fiction e pubblicità, ma con il passare degli anni questa sua doppia ferma convinzione starebbe venendo sempre meno: «Diciamo che a vent’anni ci ho sempre messo poco a dire di no ad alcune proposte. A trenta un po’ di più. A quaranta ancora di più. Più si invecchia e più aumentano le incertezze. C’entra anche la genitorialità: non sei più solo, non esiste più solo il tuo narcisismo». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



VALERIO MASTANDREA OSPITE DI VERISSIMO

Valerio Mastandrea si racconta a Verissimo alla luce della sua ultima fatica cinematografica, il film in uscita nelle sale dal prossimo 28 febbraio dal titolo “Domani è un altro giorno”. Remake del successo spagnolo “Truman” di Cesc Gay, la pellicola parla di Tommaso, un esperto di robotica che vive in Canada che ha solo quattro giorni per salutare Giuliano, un suo caro amico, malato terminale che ha scelto di interrompere le cure. “Io Truman l’avevo visto, ma non posso dire di essermi fatto influenzare più di tanto”, spiega l’attore all’agenzia Ansa, ma conferma inoltre di aver preso parte alla pellicola per completare quelli che, dopo i suoi ruoli in “Linea verticale” e “Euforia” oggi definisce come i “cicli di un personaggio”: “A ventidue anni periferia-disagio. A trentacinque lavoro-disagio. A quaranta genitore-disagio. E ora malattia-disagio. Finché ci sarà disagio posso continuare a fare questo mestiere”, spiega l’attore al Corriere della Sera.



Valerio Mastandrea “Non capire le tematiche della lotta in Val di Susa è assurdo”

Amatissimo sul grande schermo per i suoi ruoli drammatici, Valerio Mastandrea è molto attivo sui temi relativi alla politica. Di recente, in particolare, si è schierato a favore di chi si oppone alla realizzazione della Tav, prendendo le difese di una popolazione che lotta per opporsi all’alta velocità Torino-Lione: “La piazza dei Sì Tav, con la sua conformazione di classe, con le sue ridicole motivazioni, è forse la più grande rappresentazione del fallimento di una certa politica e di un certo elettorato degli ultimi dieci anni”, dice l’attore al Corriere della Sera. “Non capire le tematiche della lotta in Val di Susa è assurdo – continua Mastandrea intervistato da Vittorio Zincone – Costi-benefici un caz*o! C’è la battaglia di un popolo da quelle parti. Chi c’è stato l’ha potuta respirare davvero. E poi neanche un bambino dell’asilo può credere che queste grandi opere possano avere la precedenza rispetto all’enorme lavoro di consolidamento e di manutenzione di un territorio già devastato”.

“Non bisogna perdere il gusto per il divertimento”

Valerio Mastandrea sarà al centro di una serie di servizi che a Verissimo ripercorreranno tutti i suoi successi più recenti, ma anche i ruoli drammatici che nel corso degli anni hanno segnato la sua carriera. Di recente, però, Mastandrea ha scelto di rivolgere le sue attenzioni su un ruolo un po’diverso dal solito, accettando di far parte del cast del film “Moschettieri del re”, una commedia in costume. Ma quali sono state le motivazioni che hanno spinto l’attore a partecipare a un progetto così insolito? “Non bisogna perdere il gusto per il divertimento – rivela Mastandrea a Vittorio Zincone per il Corriere della Sera – Una scelta leggera per tirare il fiato ci sta. Sarebbe bello avere la carriera di Takeshi Kitano, che faceva la tv comica e poi sfornava film come Sonatine”. Nella sua carriera, però, ha detto un secco no alle fiction, alle serie e agli spot: “Diciamo che a vent’anni ci ho sempre messo poco a dire di no ad alcune proposte. A trenta un po’ di più. A quaranta ancora di più”.