Alta tensione tra Roberta Bruzzone e Dalila Ranalletta a La Vita in Diretta. Nella puntata di oggi la criminologa e il medico legale, consulente del pool difensivo di Massimo Bossetti, si sono scontrati proprio sulla sentenza della Cassazione, che ha confermato la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. I toni si sono accesi quando è stata affrontata la vicenda relativa alla richiesta di una nuova perizia del Dna. «Ci sono stati tre gradi di giudizio, tantissime udienze e una dura battaglia tra accusa e difesa», spiega la criminologa in studio. «Tutte le udienze hanno dimostrato che non c’è nulla a carico di Massimo Bossetti», risponde il medico legale, interrotto da una risata della Bruzzone. «La smette di ridere?», sbotta allora Ranalletta. E la Bruzzone prova allora a spiegare la sua reazione: «Non si possono sentire queste frase, ci sono prove e sentenze, non possiamo fare finta che non sia così».
ROBERTA BRUZZONE, SCONTRO CON CONSULENTE MASSIMO BOSSETTI
Duro scontro tra Roberta Bruzzone e Dalila Ranalletta nella parentesi che La Vita in Diretta ha dedicato all’omicidio di Yara Gambirasio, per il quale è stato condannato all’ergastolo Massimo Bossetti. La criminologa è scoppiata a ridere quando il medico legale ha affermato che non ci sono prove della colpevolezza dell’ex carpentiere di Mapello, da qui è nato un duro botta e risposta. «Ma a che titolo parla la dottoressa Bruzzone?», sbotta Ranalletta. Le risponde subito la criminologa: «Mi sono letta le sentenze, lì ci sono tutte le risposte». La Ranalletta allora ha spiegato che nei tre gradi di giudizio non sono emersi indizi tali da dimostrare la colpevolezza di Bossetti. E quindi la Bruzzone torna a contestarla: «Se volete provare a riaprire il processo, trovate altro, non ripetete la solita filastrocca perché non ha funzionato». La criminologa ha poi spiegato perché secondo lei c’è ancora gente in Italia che crede nell’innocenza di Bossetti: «C’è una campagna mediatica che ha disinformato. Non sono i cittadini italiani che televotano le sentenze, ci sono giudici e magistrati che si sono pronunciati sempre nello stesso modo».